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Tu non sei quel voto, neanche quando è 100. Sei molto di più.

23 giugno 2015
Caro Maturando, Ora puoi urlarlo ai quattro venti: su quel banco…non scriverai più. In questi giorni si è discusso tanto sul valore etico del “fare tutto ciò di cui siamo capaci” o del pragmatico senso dell' “ottenere il massimo a qualunque condizione”. Che tu abbia copiato o non abbia copiato, dipende tutto dall’obiettivo:
Se il tuo obiettivo è dimostrare a tutti quanto vali, se è trasformare in un voto tutta la tua conoscenza, la tua attitudine, l’impegno dei tuoi 5 anni allora hai fatto bene a dare il 110% nello studio e fai anche bene quanto ti arrabbi con chi copia. Perché, in fondo, verrete misurati sulla stessa scala, da 1 a 100. Se il tuo obiettivo è riempire al meglio quel foglio, strappare un voto dignitoso con cui affrontare un nuovo capitolo della tua vita, hai fatto bene a chiedere un aiuto al tuo prof, al tuo compagno, anche a copiare quando è servito. Perché? Perché altrimenti ti saresti bloccato su qualcosa e avresti dimostrato molto meno di quello che sai. Perché lo scopo di questa maturità è duplice: 1. Dimostrare di aver imparato qualcosa di buono. 2. Aver capito dove si vuole andare. “Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuol approdare", Seneca. Lavoro, università o anno sabbatico che sia, sapere dove si vuole andare significa aver capito qual è il nostro obiettivo nel mondo, significa sapere qual è il nostro ruolo con gli altri e significa aver capito chi siamo. Le nostre attitudini. La nostra identità. Ero quello che alle elementari amava la Matematica e faceva fatica durante i temi di Italiano. Quello che alle medie si divertiva a risolvere i problemi di Matematica come se fosse un call center cui si poteva rivolgere chi non era in grado. Ero quello che, affiancato rigorosamente alla capra di turno che da te doveva acquisire per osmosi, al compito in classe metteva il braccio tra la capra e il suo foglio, perché la capra non potesse copiare. Oggi soffri perché “Lui uscirà con l’80 ma sa meno di me”. E ti capisco. E’ successo anche a me con chi ha preso 100, perché io presi soltanto 91. Suo padre conosceva alcuni prof. I miei non andavano neanche ai colloqui. Il grave errore è pensare che il tuo valore passi per quel voto. Ci hanno sempre esortati ad identificarci con un voto, è vero. Ma quel voto è il risultato di una formula ponderata dove al primo posto ci può essere lo studio, l’impegno, il talento...ma anche la capacità di essere "opportunamente ossequiosi” con gli insegnanti. Magari facendo i bravi studentelli davanti e poi fanculizzandoli “per dietro”. La vera sfida comincia adesso. Lasciati travolgere dalla tua passione, da quello che ti piace, da ciò che ti fa scorrere le giornate che quando arriva sera non ti sei accorto dell'ora di pranzo. Impegnati, dai il massimo, mettici tutto te stesso. Tu non sei quel voto. Neanche quando è “100”. Sei molto di più. Questo è solo il primo passo.
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