#Diario del Professore

A cosa serve bocciare?

7 febbraio 2017
"Se si perdono gli ultimi la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati." (Lorenzo Milani) Bocciare viene dal gioco delle bocce: è quel tiro che si fa per allontanare la boccia del tuo avversario dal boccino, dal suo obiettivo. Per chi ha mai giocato a bocce, beh, è un colpo fastidiosissimo, al limite dello scorretto. Tu sei lì, sei riuscito ad arrivare vicino al boccino, stai già pregustando la vittoria, e il tuo avversario invece che cercare di fare meglio di te ti sboccia via. Puah! Tanto per cominciare, bocciare, almeno fino alla fine della scuola dell'obbligo, non è una cosa che fanno tutti: ci sono Paesi, fra cui Finlandia e Regno Unito, dove non si fa. Fino a 16 anni, tranne casi eccezionali (e per eccezionali intendo: uno in tutta una scuola in un anno) tutti promossi. Quello che io ho constatato in 10 anni di onorato servizio e qualche bocciatura è questo: che se avessimo un sistema scolastico che funziona, che dà a tutti gli studenti pari opportunità, equità e ascolto, allora la bocciatura sarebbe una cosa potenzialmente utile. Il punto è che noi, nel caso qualcuno non se ne fosse accorto, NON abbiamo quel sistema scolastico. E quindi cosa succede? Che sì, c'è una percentuale di bocciati che sono tali perché hanno avuto tutte le possibilità del mondo ma hanno scelto di buttare via l'anno, ma una stragrande maggioranza di loro arriva a giugno con pagelle da film splatter perché partiti svantaggiati rispetto agli altri: o perché le famiglie non hanno aiutato, o perché la scuola non ha fatto tutto quel che poteva. Io, quando mi succede di bocciare qualcuno, sto male per settimane. Un ragazzo bocciato, nove volte su dieci, non è un fallimento del ragazzo: è un fallimento della scuola. E quindi mio. Fermi lì, so già cosa state per dire: eh, ma se non bocciamo più incentiviamo gli scansafatiche a continuare a scansare le fatiche, penalizzano gli studiosi facendo vedere che passano tutti, ecc. ecc. No ragazzi: credo sia necessario eliminare la bocciatura proprio perché ci sia più equità, più meritocrazia, non meno! Un sistema concepito come il nostro da un lato con una mano ti insegna la competitività, l'importanza dei voti, la gara a chi è più bravo, e dall'altro non fa tutto quello che potrebbe fare per sostenere i più deboli (lo diciamo o non lo diciamo che i prof di sostegno quest'anno si sono visti a dicembre?!). È come far fare una gara ai nostri ragazzi sui cento metri ma riempiendo le scarpe di alcuni di sassi, per poi punirli e puntare loro il dito contro se rinunciano prima e non arrivano al traguardo. Invece, in un sistema in cui il punto non è arrivare primi ma arrivare al massimo che si può fare, tutti, anche quelli con le scarpe tutte insassate, sarebbero più portati a tagliare il famoso filo di lana. Ho visto troppi studenti con del potenziale venire stritolati da questa logica: in anni poi cruciali come quelli delle scuole medie. No, io credo che fino alla terza media almeno la bocciatura faccia più danni che altro (anche se è vero che ci sono casi in cui la bocciatura è davvero servita). Rinforza l'idea, peraltro già fin troppo diffusa di suo, che la scuola sia lì per respingerli, e non per accoglierli.
PAGA CON

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