#Diario del Professore

Chi se ne importa della laurea: vogliamo ministri che sappiano cosa vuol dire stare in una classe

20 dicembre 2016

Il nuovo Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca non ha una laurea.

Bene: e allora?

Sì, la conosco l'obiezione: com'è che per insegnare devi avercela, mentre per essere il “capo” di tutti gli insegnanti non ti serve?

Il fatto è semplice: il ruolo di Ministro è un ruolo diverso. Non richiede una somma di conoscenze imprescindibili, ottenibili solo attraverso una laurea. Abbiamo avuto un sacco di Ministri molto capaci e non laureati, e io penso che più che un foglio di carta, per ricoprire quel ruolo, serva carisma, capacità decisionale, lungimiranza, fantasia.

Siamo sinceri: dire che qualcuno è intelligente e competente solo perché possiede una laurea è come dire che è figo solo perché possiede una bella macchina. A maggior ragione in questi ultimi anni, in cui abbiamo dati statistici che ci dicono che molti laureati sono quasi a livello di analfabetismo di ritorno (secondo un ricerca del Centro Europeo per l'Educazione sarebbero addirittura 21 su 100). Basta con questa storia che il pezzo di carta può fare la persona capace.

Il punto è un altro.

Il punto è che dobbiamo smetterla con questa idea che si possa fare bene il Ministro dell'Istruzione senza mai essere entrati neanche di striscio in una classe.

Io credo che ci dovrebbe essere una legge apposita che dica così: “Possono fare i Ministri dell'Istruzione solo coloro i quali abbiano insegnato alla scuola pubblica per almeno cinque anni scolastici, meglio ancora se da precari, meglio ancora se in scuole fatiscenti e diroccate”.

Sì, proprio così.

Così ci togliamo anche il pensiero della laurea.

Perché bisogna entrarci tutti i giorni, a scuola, per respirare quanto bisogno c'è ancora di cambiarla.

Bisogna vedere le tapparelle rotte, bisogna sentire il freddo dei riscaldamenti che non funzionano, bisogna restare con le maniglie delle finestre in mano.

Per fare bene il Ministro dell'Istruzione bisogna aver provato l'angoscia (sì, angoscia) di stare dentro una classe con 27 bambini urlanti.

Per fare bene il Ministro dell'Istruzione bisogna sapere che cosa vuol dire perdere più tempo a compilare scartoffie che a studiare per fare delle belle lezioni.

Per fare bene il Ministro dell'Istruzione bisogna aver guardato negli occhi il proprio alunno con disabilità e non aver saputo cosa rispondere quando ti chiede: “Ma quando arriva il mio insegnante di sostegno?”

Per fare bene il Ministro dell'Istruzione bisogna aver provato almeno una volta il brivido di cercare di vedere un documentario da YouTube con la connessione a 56k.

Altro che laurea.

Noi, tutti, vogliamo un Ministro che sappia cosa vuol dire quanto può essere dura, a volte, fare questo lavoro che amiamo alla follia.

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