#Diario del Professore

Dopo la paura di Parigi: è il momento di studiare, di cercare di capire

17 novembre 2015

Oggi non farò lezione. I libri, quelli soliti, resteranno nello zaino. Porterò a scuola i giornali. Porterò a scuola libri, altri libri. Ma lezione, no.

E prima, prima di tutto, tirerò fuori di tasca questo foglio, e lo leggerò.

Non ci cascate Adesso che avete gli occhi ancora pieni di tutte quelle fotografie, di tutto quel sangue, non ci cascate. Vi diranno che è giusto, che sarebbe da vigliacchi, che sarebbe da rammolliti. 

Ma voi, non ci cascate. Vi diranno che è per la nostra sicurezza, che siamo tutti in pericolo, che lo faranno per togliervi la paura.

E anche lì, non ci cascate. Vi diranno che sono gli immigrati, che bisogna stare attenti, che gli stranieri devono stare a casa loro, che è per quello che succedono le cose brutte.

Lì, soprattutto lì, non ci cascate. Non ve lo dico perché voglio fare il buono a tutti i costi, ve lo dico perché anche io ci sono cascato in passato. La paura non la freghi con la violenza. La paura la freghi tenendo la testa alta, gli occhi aperti, il cervello sveglio e, soprattutto: la mente calma.

Hanno colpito uno stadio, un teatro dove c’era un concerto, lo capite? Il messaggio era per voi, ragazzi. Soprattutto per voi: è voi giovani che volevano spaventare, dividere, è voi che volevano. Voi che vogliono.

E voi, voi, non ci cascate.

Questo, questo qui, non è il momento di urlare vendetta. Non è il momento di barricarsi in casa. L’abbiamo già fatto, quattordici anni fa, e abbiamo sbagliato, e se oggi voi adolescenti vi trovate in un mondo così, beh, in parte è stata anche colpa nostra. Di tutti quelli che ci sono cascati.

Questo è il momento di leggere, di studiare, di informarsi, di cercare di capire. Di andare a cercare le cause di questo conflitto, di non fermarsi alle conseguenze e pensare di farlo finire spazzando via quelle. Di prendere in mano Bertold Brecht, Tiziano Terzani, Martin Luther King, persone che la guerra l’hanno vista, toccata, e che hanno capito che non è mai esistita una guerra che abbia saputo fermare una guerra.

Questo è il momento di stare più vicini, non più lontani. Di fidarci di più, non di meno. Di ridere, di andare ai concerti, di stringerci, di gioire. Di fargli vedere che non ci hanno diviso, ma unito di più.

È così che li freghi, quelli, è questo che a loro dà fastidio: il fatto che riusciamo ad essere così diversi, eppure così vicini, eppure così felici.

Sono queste, solo queste, le armi contro cui loro non possono niente.

Anche il Ministro dell'Istruzione Stefania Giannini ha espresso le sue riflessioni sugli attacchi di Parigi: parole che meritano senza dubbio di essere lette.

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