#Diario del Professore

Elogio di chi va fuori tema

18 novembre 2016
Bene, ora che sono passati un po’ di anni posso ammetterlo pubblicamente: io, insegnante di italiano, autore di qualche libro e di altre cose scritte sui giornali, nel tema di maturità ho preso 4. Sì, quattro. (E solo perché il mio commissario interno mi voleva bene, se no sarebbe stato 3). Motivo? Beh, semplice: non riesco a non andare fuori tema. Ma tipo: sempre. Infatti ora vi racconterò di quella volta che ero in autogrill e... ops, sto andando già fuori tema. Comunque. Quello di maturità era su matematica e poesia. Io sono finito a parlare di 2001: Odissea nello spazio. Dammi da scrivere un tema sulle donne dei Promessi Sposi, sicuro finisco a parlarti di Maria De Filippi. E anche da prof, davvero, mai capita tutta questa ossessione contro chi esce dalla traccia. O quelli che mettono 4 a temi belli da leggere solo perché divagano troppo. Cioè: se chiedi a un bambino di disegnarti una casa, e lui nell’angolino ti mette una casa ma per il resto ti mette in mano una riproduzione di Guernica – ma anche solo un bel ritratto di sua mamma – non è che gli stracci il foglio, no? E se lo fai, sappilo: sei un criminale. Così mi sono inventato questa cosa da fare ogni tanto: il fuori tema. Funziona così. Tu gli dai un tema, e loro devono andare fuori tema. Il tema è sull’amicizia? Devono partire da lì e poi andare a parlare di Valentino Rossi, o della squadra in cui giocano, o di cosa vorrebbero fare da grandi. Sullo sport? Da lì, devono andare a parlare di tutt'altro. Magari anche di Maria de Filippi o dell'ultima puntata di X-Factor. L’unica regola è: fammi capire bene come ci arrivi, a parlarmi di Maria De Filippi. Spiegami tutti i collegamenti. Mettimi i sassolini per terra di modo che possa seguirti. Fammi ragionare con la tua testa. La verità è che mi ero rotto di leggere temi noiosissimi – perfettamente in argomento, ma noiosissimi. E alla coerenza con la traccia preferisco mille volte quella dei pensieri ben collegati tra di loro, con un senso loro. Perché un po’ nella mia vita ho viaggiato, e se c’è una cosa che ho capito viaggiando è che le cose più belle succedono quando ti dimentichi della mappa e prendi strade nuove, o prendi e devii verso posti che non pensavi saresti andato a vedere. Perché scrivere è pensare con l’inchiostro. E i pensieri più belli, i più veri, difficilmente sono a richiesta, o se ne stanno buoni buoni dentro gli argini. I pensieri più belli che abbiamo sono sempre fuori tema.
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