#Diario del Professore

Ma perché a fine ottobre siamo ancora senza insegnanti?

20 ottobre 2017

Nelle scuole italiane mancano i prof: cos'è andato storto?

Non si parla mai di loro. Dei supplenti. Adesso è ottobre. È proprio questo il momento in cui ne dovremmo parlare. Perché sapete cosa succede nelle nostre scuole, ormai da anni e anni? Che nelle prime tre settimane mancano metà insegnanti, e poi arrivano i supplenti. Di solito sono giovani, piene di idee e di entusiasmo. Restano in cattedra due settimane, tre, un mese. E poi un bel giorno squilla un telefono, si apre un email, oppure arriva una chiamata dalla segreteria: “Fra due giorni arriva il titolare della cattedra, ci spiace”. Oppure: “CI sono stati dei disguidi con le graduatorie, ci spiace”. È successo anche a me, ed è stato molto brutto. Per me, certo: ma soprattutto per i ragazzi. Sì perché noi siamo grandi, il tempo scorre in un certo modo, ma i ragazzi: per loro quanto dura un mese? Quanto dura un mese quando hai dodici anni? Tantissimo, ecco quanto dura. E un mese con un insegnante che porta un po' d'aria fresca, di idee, di voglia di fare, può essere già tantissimo. Può farti cambiare un po' prospettiva, contagiarti un po' di passione per la conoscenza, per i libri, per la scoperta. E poi: a casa. Ci spiace. Da un lato abbiamo insegnanti giovani sballottati di qua e di là, e ci può anche stare. È la gavetta, l'abbiamo fatta tutti. Ma il problema è per i ragazzi: cosa possono pensare, loro? Cosa possono provare? Che messaggio dà loro una scuola che fino a novembre inoltrato non parte, e che in più spedisce a casa proprio quegli insegnanti che sembravano bravi e con cui si era già creato un rapporto? Ve lo dico io. Due cose molto semplici. 1) Che il merito è una parola vuota 2) Che lo Stato, che gestisce questo sistema sgangherato, di loro se ne cura ben poco I ragazzi non sono stupidi: lo sanno distinguere la fuffa dalla sostanza. Possiamo anche fare grandi discorsi, promettere l'impossibile, ma bisognerebbe prima di tutto garantire le basi: delle scuole che stiano in piedi, riscaldamenti che funzionano e, santo cielo, degli insegnanti. Altro che tecnologia, cellulari in classe, alternanze scuola-lavoro. Diamo ai ragazzi la certezza che ci importa davvero di loro.
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