#Diario del Professore

Non sarà mai un esame a dirti se sei maturo

21 giugno 2016

Non sarà mai un esame a dirti se sei maturo.

A diciannove anni non avevo idea di cosa avrei fatto in vita mia. Il giorno stesso dell'orale sono partito per il mare, a lavorare. Sono maturato più in due mesi, in mezzo a lavapiatti balcanici e pizzaioli con la fedina penale a macchia di leopardo, che in cinque anni di scuola.

Non sarà mai un tema a dirti se sai scrivere.

Io al mio tema di maturità ho preso quattro, e adesso, per scrivere, mi pagano.

Non sarà mai un professore che non ti conosce, a dirti se sei pronto o meno per il mondo di fuori.

Nemmeno quelli che ti conoscono, forse.

Forse, non puoi nemmeno tu.

Non sarà mai un voto a misurare il tuo valore.

Le persone più intelligenti che conosco non sono uscite col massimo dei voti. Alcune di loro, a dirla tutta, all'esame di maturità non ci sono neanche arrivate.

Per cui vai, dai il massimo, non sottovalutare le difficoltà, aiuta i tuoi amici, sorridi, goditi queste emozioni, le ricorderai per tutta la vita, per tutti i giorni che vivrai ti resteranno in mente la notte prima, il sonno che non arriverà, il leggero dolore alla pancia, la luce del primo sole estivo, i tuoi occhi allo specchio del bagno quando ti preparerai, le compagne sull'orlo della crisi di nervi, le battute sdrammatizzanti dei prof che in realtà saranno ancora più drammatizzanti, il momento in cui ti metteranno in mano il foglio con le tracce, il caldo e il sudore mentre scriverai, le stronzate coi tuoi amici vicini di banco, ogni piccolo dettaglio ti si imprimerà per sempre nei ricordi e sarà questo, alla fine, soprattutto questo, che resterà.

È una sfida, certo: ma le grandi sfide sono altre. E si diventa grandi solo dopo tante sfide di cui questa, forse, è solo la prima.

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