#Diario del Professore

Non tolgo il crocifisso: ci appendo vicino tutti i simboli religiosi

22 febbraio 2016
Una scuola italiana, un pigro venerdì di febbraio. La lezione è sulle guerre di religione del Cinquecento: un secolo in cui, in Europa, per la religione la gente si ammazzava per strada. È roba seria, per questi ragazzi: un terzo di loro sono musulmani, e un altro terzo è di altre confessioni ancora. In pratica, e mi sa che è la prima volta che succede nel nostro Paese, i ragazzi di religione cattolica sono la minoranza. Così senza accorgermene butto l'occhio sul crocifisso appeso al muro e chiedo a una ragazza: “Ma secondo te come mai c'è quel simbolo in tutte le classi?”. Lei mi guarda e con tutto il candore del mondo mi risponde: “Beh, perché l'Italia è un Paese Cristiano, prof!” Rapido sondaggio: scopro che quasi tutti i suoi compagni sono d'accordo con lei. Ahi ahi, mi sa che forse dobbiamo approfondire un po' la cosa, qui. Sì, perché questi ragazzi si vedono fin da piccoli quel coso lassù in alto, e lo vedono sempre, in tutte le classi: è un attimo fare un po' di confusione. Parliamo insieme della Costituzione, del Concordato, del fatto che non c'è una religione di Stato, nel nostro Paese. Così per cercare di capire bene la faccenda andiamo a vedere se per caso c'è qualche legge che obblighi le scuole a mettere il crocifisso, dato che ogni volta che un prof si azzarda a toglierlo poi finisce come minimo sul tg della sera e deve mettere i sacchi di sabbia alle finestre per proteggersi dai genitori inferociti. Cercando e rovistando scopriamo che sì, esiste un pezzo di carta che obbliga ad appenderlo: è un Regio Decreto del 1928 che dice che, insieme al crocifisso, bisogna esporre anche il ritratto del Re. Ora, intanto direi che la prima cosa è mettersi in regola ragazzi: bisogna stampare subito un ritratto del Re,e farlo in tutte le classi! Ah già, in Italia non c'è il Re. Beh, non c'è scritto Re di cosa: quindi una foto di Elvis Presley andrà benissimo. No, non voglio togliere quel crocifisso: per il semplice fatto che è un simbolo importante. Che ha una storia bellissima, dietro. Non è toglierlo, la soluzione. No, il problema non è che ci sia quel simbolo lassù in alto: il problema è che ci sia solo quello. Così gli ho detto: “Ragazzi: lunedì ognuno porta il simbolo della propria religione, e racconta agli altri la storia che c'è dietro!”. Oggi è successo. Sono arrivati lì coi loro bei fogli disegnati, stampati, e le storie da raccontare. A sentirli, a sentire che cosa rappresenta ognuno di quei simboli, beh, ho scoperto una cosa che nemmeno io sapevo: che lo yin yang del Tao e la Croce hanno moltissime cose in comune. Che la mezzaluna dei musulmani e l'Om degli induisti, graficamente, sono molto simili. E che tutte le storie dietro quei simboli sono, semplicemente, delle bellissime storie. Per questo non abbiamo tolto niente. Abbiamo risposto a quel secolo così lontano e così vicino, che l'odio non lo batti togliendo, escludendo, cancellando, ma aprendo le porte anche a chi ha una storia diversa da raccontare.
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