Sciopero e studenti: un diritto o un modo per saltare scuola?
Gli studenti non fanno bene il proprio dovere scolastico? Diciamo loro che la scuola è una specie di lavoro, e come tale va presa seriamente. Gli studenti fanno sciopero e non entrano in classe? Diciamo loro che non sono dei lavoratori e dunque non hanno diritto di scioperare. Il messaggio da parte degli adulti è che non ci siamo capiti su questo fronte... E il messaggio da parte degli studenti?
Hanno senso le manifestazioni, i cortei, gli scioperi, le autogestioni e le occupazioni con protagonisti gli studenti? In una repubblica democratica come la nostra, la
libertà di pensiero è un diritto fondamentale e non va limitata, tuttavia deve manifestarsi nei limiti nel rispetto di tutti e di tutto.
Studenti in piazza: il confine tra lo sciopero e il vandalismo
Nel portare avanti una protesta, molti studenti sono avventati, magari sintomo dell'energia della loro generazione . Per quanto la condivisione di un ideale e il portarlo avanti coi propri possa appassionarli, alcuni
aspetti chiave riguardanti le rivendicazioni e i modi per portarle avanti
non devono mai essere trascurati.
- Avere chiare le motivazioni e riflettere sulle proprie azioni, non scioperare perché "lo fanno anche gli altri".
- Coinvolgere tutti, dai primi agli ultimi anni, ma senza costrizioni. La libertà di scelta non fa mai sciopero: manifestare è un diritto da difendere, così come il non farlo.
- Scegliere il momento giusto e non abusare del fattore tempo: scioperare non deve diventare il rituale di ogni fine settimana o l’occasione per anticipare le vacanze di Natale.
- Essere consapevoli: per un lavoratore significa perdere una giornata di paga, per uno studente un giorno di scuola; il primo lotta per avere i mezzi e la dignità del proprio lavoro, il secondo non può banalizzare optando per una passeggiata con i compagni o dormendo tutta la mattinata.
- La violenza non è un dovere e neanche un diritto. Dopo qualunque corteo, la città dovrebbe essere più bella e i cittadini contenti. Comportarsi da incivili rompendo i vetri di negozi o auto, ferendo qualcuno e riempiendo i palazzi di graffiti non giova alla causa per cui si è scesi in strada.
- Lottare per il diritto allo studio è necessario, auto-negarsi tale diritto perdendo inutilmente giorni di scuola è contraddittorio.
- Avere la mente aperta e un obbiettivo: i motivi di protesta non dovrebbero limitarsi a scuole sicure, alternanza scuola-lavoro, libri a costi accessibili. Perché non protestare per avere più passione per la scuola da parte di docenti e studenti, per uno "studio" che sia amore e un "sapere" che sia gusto per la cultura?Perché non ribellarsi al fatto che si è spesso i docenti sono considerati operai e gli studenti numeri, anziché individui?
- Avere rispetto per l'ambiente scolastico: dopo le autogestioni e le occupazioni di solito le strutture scolastiche solitamente non sono più le stesse. Sporcarle e danneggiarle non è forse darsi la zappa sui piedi e perdere credibilità?
- Ci sono diversi modi per far sentire la propria voce da studenti e vivere da protagonisti la scuola. Alcuni strumenti come le assemblee di classe, quelle di istituto, le giornate della creatività, la produzione di giornalini scolastici andrebbero incentivati o valorizzati, non ridotte a litigi degni di un talk show o disertate.
- Le vere “rivoluzioni” dovrebbero avvenire dentro le scuole, fra i banchi e nei corridoi, non solo nelle piazze. Indispensabile è la complicità di tutti: studenti, docenti, dirigenti, famiglie sono parte della scuola.
(Credits foto copertina: Pixabay)