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A Padova il "bonus premialità" lo decidono gli studenti

20 maggio 2016

Un grande problema per i Presidi di tutte le scuole può essere quello di dover decidere personalmente i professori a cui destinare il “bonus premialità” previsto dal progetto Buona Scuola indetto dal governo Renzi. Per ovviare a questo problema Alberto Danieli, Preside del liceo Duca d’Aosta di Padova, ha messo nell’atrio del proprio istituto, situato in via del Santo, una scatola di colore giallo in cui verranno raccolte le preferenze di tutti gli studenti, genitori e docenti, il tutto nel pieno dell’anonimato.

Questa cosa è stata fatta per ottemperare alla legge numero 107 del 13 luglio 2015, dove è stato introdotto un fondo per “il merito del personale docente” (bonus premialità) di circa 24mila euro a scuola. All’interno della legge sono stati indicati alcuni criteri per selezionare i professori più meritevoli di questo bonus premialità, a partire dalla formazione di un comitato di valutazione composto da sette membri. Oltre a ciò, il MIUR ha fatto in modo tale che il processo decisionale di ogni istituto venga caricato sul sito del Ministero per metterlo a confronto con tutti gli altri.

La votazione ch’è stata indetta presso il liceo Duca d’Aosta di Padova prevede che a votare saranno solo persone maggiorenni, quindi uomini e donne maturi, con la testa sulle spalle e capaci di dare un serio contributo in questo processo decisionale per il bonus premialità. Ciò che verrà inserito all’interno dell’urna non è soltanto il nome del docente desiderato ma sarà invece un vero e proprio questionario, dove comunque verrà inserito il nome del professore che si vuole far “vincere”.

Sì, si può parlare di "vittoria", questo è quello che pensa la Cgil, che ha espresso le proprie perplessità per questa azione sostenendo che si tratta quasi di un talent show, dove viene cercato il prof con il vero “x factor” attraverso una sottospecie di televoto.

Qual è il vero e unico problema di questa votazione ma soprattutto del bonus premialità secondo i sindacati? Il fatto che si arrivi a lavorare non per il bene degli studenti ma soltanto per cercare di accaparrarsi questo premio in denaro. Sarà realmente così? Vedremo.

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