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Come ritrovare l'amore per l'apprendimento nonostante la paura di sbagliare

16 novembre 2016

Abbiamo sacrificato l'amore per l'apprendimento per qualcos'altro? Sì. Lo abbiamo buttato, perso, ridotto in frantumi nel tempo per rincorrere falsi dei.

Primo fra tutti il risultato. Fin da bambini ci hanno insegnato che essere bravi a scuola è direttamente collegato ad avere buoni voti. Il punteggio come metodo per valutare il valore di una persona. Quante sciocchezze.

In secondo luogo la sensazione di benessere che consegue il raggiungimento di quel risultato. "Se prendi almeno 8 ti faccio un regalo". E così, per anni, senza pensare e senza riflettere sul perché, siamo andati avanti con l'idea di dover andare a scuola per prendere buoni voti. Perché solo in quel modo gli altri erano contenti e ci sentivamo in qualche modo meglio.

E di chi è la colpa di tutto questo? Sicuramente, non nostra. La colpa è di un sistema socialmente accettato, ma intellettualmente svilente che ci riduce ad automi del sapere, a macchine da studio progettate per tornare a casa con un bel 9 in saccoccia. Un sistema dove, forse, i principali responsabili sono i nostri genitori, più preoccupati di dover dire ai loro amici che a scuola non abbiamo ottenuto il voto più alto della classe che non al nostro reale benessere mentale.

E sapete qual è la cosa peggiore all'interno di questo strano meccanismo? Che, involontariamente, ci hanno insegnato ad avere paura di sbagliare. E questo ci ha portati a una conseguenza devastante: a sostituire l'amore per l'apprendimento con il desiderio di ricevere l'approvazione degli altri, in primis dei nostri genitori.

Tutto questo è terribilmente sbagliato: è il fallimento che ci fa crescere e ci insegna veramente qualcosa, a scuola così come nella vita. Sbagliare è la cosa più bella che ci possa capitare, se ci pensiamo. Perché se non sbagliassimo non riusciremmo mai ad imparare davvero.

La paura di sbagliare è limitante: blocca il nostro intelletto perché ci impedisce di prendere dei rischi - reali o mentali che siano - e imbriglia la creatività all'interno dello schema della normalità. La domanda che mi pongo è questa: meglio una generazione di giovani con risultati scolastici brillanti ma con un odio profondo verso l'apprendimento, o menti totalmente aperte verso la scoperta e l'innovazione, che diano al voto il giusto peso - diamine, è solo un dannato voto dato da un altro essere umano: non è nulla di più!

Pensiamoci a queste cose, ma facciamolo adesso che siamo giovani e abbiamo ancora un futuro tutto da scrivere: buttiamoci a capofitto nelle sfide, proviamoci, falliamo, capiamo, continuiamo a provarci. Solo così potremo ritrovare quel piacere insolito e impalpabile che si manifesta quando si impara qualcosa di nuovo.

 
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