#Info studenti

Compiti a casa: servono o no?

25 ottobre 2016

I compiti a casa si stanno trasformando in uno dei maggiori problemi delle famiglie di tutta Italia. Com'è potuto accadere?

In questi ultimi tempi è diventato impossibile star dietro agli appelli di tutti i genitori esausti per l'improponibile quantità di compiti a casa dei figli. Esatto, i compiti a casa sono diventati un vero e proprio affare di famiglia: i bambini, stremati per le ore passate sui banchi, chiedono aiuto ai genitori, a loro volta stremati per il lavoro. Un argomento che va affrontato valutandone i pro e i contro da un punto di vista pedagogico, non chiedendo semplicemente sconti su sconti.

Gli studenti italiani sgobbano il triplo degli studenti finlandesi e risultano studenti peggiori; allo stesso tempo sgobbano meno degli studenti cinesi e risultano comunque studenti peggiori. Quindi, studiare a casa serve o no? Studiare serve ma i risultati dipendono più dalla preparazione dei docenti e dalla qualità del piano dell'offerta formativa che non dal numero di compiti assegnati. In Italia non si assiste a nessun miglioramento dovuto al lavoro pomeridiano se si supera un certo limite di ore: ciò significa che è inutile caricare troppo gli studenti di lavoro pomeridiano, perché tanto il rendimento scolastico rimane lo stesso.

Risultati immagini per fare i compiti

L'Ocse afferma che i compiti dati nella giusta misura servono a promuovere l'autonomia e le capacità di studio e di organizzazione di ogni ragazzo, nonostante evidenzino il divario tra ricchi e poveri; per esempio, uno studente di buona famiglia può permettersi ripetizioni se un argomento non gli è chiaro, mentre uno studente appartenente a una famiglia meno agiata dovrà risolvere i suoi dubbi da solo. Dall'altra parte, purtroppo, i genitori si sostituiscono sempre di più ai figli, vale a dire che molto spesso li aiutano nello svolgimento dei compiti o, addirittura, in casi estremi, li svolgono al posto loro. Errore clamoroso. I genitori troppo assillanti, invece che aiutare i propri figli, li rendono soltanto più insicuri; non devono farsi da parte, ma devono cercare di far capire loro l'importanza della scuola e dello studio senza stressarli.

È importante sottolineare che i compiti non devono rappresentare una ripetizione meccanica, ma bensì un momento di riflessione. I professori dovrebbero sapere che gli studenti ci impiegano pochi minuti a recuperare la traduzione di una versione di latino. Dunque sarebbe meglio proporre una riflessione sull'attualità di qualche grande personaggio antico. Esistono anche metodi più estremi, come quello della "scuola capovolta", dove le lezioni si seguono da casa, via pc o tablet, e i compiti si fanno in classe tutti insieme, divisi per gruppi e sotto la supervisione di un docente. Questo progetto è nato negli Stati Uniti e si diffuso rapidamente in Francia, soprattutto alle medie, e in Italia è sperimentato da circa mille istituti.

Ma un conto è utilizzare metodi didattici innovativi, e un altro è tentare di ricorrere al governo per abolire i compiti a casa. E' impossibile che la legge vieti i compiti a casa. Come ci ricorda il ministro Giannini,«la libertà di insegnare è sacra». Gli unici che pagheranno le conseguenze di questo continuo conflitto fra docenti e genitori saranno i ragazzi. Il segreto del buon funzionamento del sistema scolastico finlandese sta tutto nella centralità della figura del docente e nel rispetto di cui godono all'interno della società. Forse noi dovremmo rivalutare la figura del docente e vedere se migliorerebbe o no la situazione. Per risolvere definitivamente questo problema, è necessario incominciare a pensare ad un nuovo patto scuola-famiglia, con o senza compiti.

Marta

PAGA CON

Ciao, benvenuto su ScuolaZoo! Come possiamo aiutarti?

ScuolaZoo