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"Grazie Maestro": la commovente lettera di uno studente al suo professore

12 marzo 2015

caro maestro

«Caro Maestro, le scrivo questa lettera perché mi sento di doverle un ringraziamento per quello che ha fatto in questi ultimi anni per me.

Quando si parla di scuola si pretende sempre di mettere in luce gli aspetti più negativi, palestre inagibili, tetti che cadono a pezzi, professori svogliati, provincie che non muovono un dito, presidenze intransigenti, alunni impreparati. Ma oggi non le sto scrivendo per lamentarmi, ma per ringraziarla per lo spiraglio di luce che mi ha concesso. In mezzo a tutto questo schifo è arrivato lei, un precario che, con fatica, guadagna 1000 euro al mese, sminuito e quasi umiliato dalla società.

Lei, un ragazzo di 30 anni, che è entrato con passo convinto in quella classe abbandonata a se stessa. Si è seduto su quella cattedra mezza rotta, ha appoggiato il registro e ci ha guardati. In quegli occhi azzurri ho visto la passione, la voglia di insegnare, il coraggio, ma, soprattutto, l’amore per la sua disciplina. Prima di presentarsi, ha iniziato con una battuta che ha eliminato quella tensione palpabile classica tra studenti e supplenti.

Una battuta, semplice, pulita, e la classe ha iniziato a ridere. Poi il silenzio. Silenzio totale. 30 ragazzi considerati ingestibili dagli altri professori che non aprivano bocca e la guardavano. A quel punto lei ha detto il suo nome e ha iniziato a fare il lavoro per cui era stato chiamato, insegnare.

Come se non bastasse, ha poi iniziato a organizzare dei diversi progetti per la scuola, visite alle università, corsi con rinomati professori, insomma, avrebbe fatto di tutto pur di farci interessare alla sua materia. Anzi, lei non puntava a farci amare la materia, ma a farci amare la Cultura. Ed è proprio per questo che la ringrazio, è per questo che oggi le sto scrivendo, anche se un semplice “Grazie” non potrà mai ripagare il suo impegno.

Si starà chiedendo, però, perché io continui a chiamarla Maestro. Normalmente questo sostantivo è utilizzato per sminuire gli insegnanti delle elementari, quelli delle superiori sono professori. Lei, però, non è un semplice professore, lei è un maestro di vita, lei mi ha fatto capire cosa voglia realmente dire insegnare, farsi amare da una classe, ha fatto tutto quello che era possibile per farci appassionare, tanto che, dopo soli due mesi, la classe pendeva dalle sue labbra. Ogni volta che entrava in quell’aula, qualsiasi cosa stesse succedendo, i ragazzi si fermavano, si giravano verso di lei con un sorriso in faccia, non come quelli finti che si fanno ai professori per cortesia, ma un sorriso che proviene dal profondo, un sorriso di ammirazione e di gratitudine. Caro Maestro, non si arrenda, non lasci che un’amministrazione pubblica come la nostra schiacci la sua forza di volontà, perché sono davvero pochi gli insegnanti che ti cambiano la vita e per me lei è stato uno di questi».

, R.I.S. del Liceo Scientifico “Galileo Galilei” di Erba (Como)

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