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I dati del Miur sull'alternanza scuola-lavoro

19 ottobre 2016
Proprio ieri il Miur ha annunciato pubblicamente i dati relativi ai percorsi di alternanza scuola-lavoro: rispetto all'anno scolastico 2014-2015, quello successivo è stato caratterizzato da un crescita del 139%. Si è passati, infatti, da 273.00 studenti a ben 652.641.

Si tratta di un vero e proprio boom, che ha coinvolto in modo particolare gli studenti delle classi terze, grazie anche alle immani risorse che sono state stanziate: 100 milioni di euro per l'intero anno scolastico. Gli studenti hanno svolto l'alternanza presso imprese private (36,1% dei casi), a scuola (12,4%), nelle pubbliche amministrazioni (8,5%), nel settore no profit (7,6%) e per la restante percentuale in studi professionali, ordini, associazioni di categoria.

In totale, le scuole che hanno fatto alternanza sono passate dal 54% al 96%, mentre i percorsi di alternanza attivi da 11.585 a 29.437 (+154%). Le strutture ospitanti sono state 149.795 (+41%). Non è stato sicuramente semplice raggiungere tutto questo, soprattutto nei licei dove, almeno fino a questo momento, non erano previste attività lavorative da svolgere durante il percorso di studi.

La notizia più grande consiste nel superamento di un tabù ideologico: per la prima volta la scuola non è più un posto che col il mondo del lavoro non ha niente a che vedere. I due universi sono stati uniti da questo ponte che, speriamo, non sia stato realizzato con materiale scadente, di quello che si sbriciola al primo terremoto. L'obiettivo finale dovrebbe essere quello di favorire l'ingresso dei giovani sul marcato del lavoro: combattere la disoccupazione giovanile è una necessità che ci tocca tutti in prima persona, considerato che coinvolge il 40,3% dei giovani italiani (contro il 7,3% della Germania).

Il Ministro Stefania Giannini ha parlato anche del programma I campioni dell’alternanza, che vedrà il coinvolgimento di un gruppo di 16 organizzazioni, tra aziende grandi e medie, ordini professionali e Terzo settore, nella diffusione dell’alternanza stessa.

Ovviamente, i problemi non sono mancati: se aziende come Accenture, Bosch, Il Consiglio nazionale forense, la Coop, Dallara, il Fai, l’Eni, la Fca, General Electric, Hpe, Ibm, Intesa San Paolo, Loccioni, McDonald’s, Poste Italiane e Zara hanno lanciato percorsi innovativi e vantaggiosi per gli studenti (mettendo a disposizione nuovi posti di lavoro destinati agli studenti il prossimo anno), in altri casi non è andata esattamente così. Alcuni percorsi si sono trasformativi in lavoretti non pagati, vantaggiosi per le aziende, ma poco formativi per i ragazzi.

Un modo per incentivare le aziende a prevedere percorsi attivi di alternanza che non si riducano a meri stage occasionali consisterebbe in uno sgravio fiscale per i datori di lavoro che decidono poi di assumere i ragazzi che hanno svolto lo stage presso la loro struttura. Il Governo sta quindi tentando di muoversi in tal senso.

Può risultare interessante la visione del video della giornata di ieri, durante la quale la ministra Giannini ha affermato le seguenti parole: "Fare alternanza strutturalmente significa affrontare tre sfide, una sfida economica, una sfida sociale e soprattutto una sfida culturale. Oggi si deve aggredire il nemico più temibile in Europa che è la disoccupazione giovanile, nell'arco di tre anni avere numeri significativi di studenti coinvolti significa poter dare anche risposte economiche molto importanti. Dopo un primo anno di grande dinamismo ora dobbiamo lavorare tutti insieme, come sistema Paese, per innalzare sempre di più i livelli di qualità dei percorsi attivati. Lo faremo a partire da iniziative come quella che lanciamo oggi, 'I Campioni dell'Alternanza'. Forniremo poi agli studenti, alle famiglie e alle istituzioni scolastiche, gli strumenti necessari per conoscere meglio i loro diritti e doveri, per incrociare le necessità delle scuole con le offerte di istituzioni e aziende pronte ad ospitare studenti, per dare ai nostri docenti le competenze necessarie per gestire questi processi".

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