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Il primo giorno di scuola visto dagli occhi di un professore

22 settembre 2016

Speciale Primo giorno di Scuola 2017

Non perdere tutti (ma proprio tutti!) i consigli e le dritte di ScuolaZoo (e soprattutto il nostro speciale che ti aiuta a finire i compiti per le vacanze!):

Settembre, andiamo. È tempo di migrare: a scuola, di nuovo. Si ricomincia.

L'estate incantata, specie se adolescenti, è passata: resteranno i ricordi, indelebili.

Te la prendi comoda: arrivi in classe presto, molto presto. Vuoi vedere l'effetto che fa. I lunghi, stretti, alti corridoi sono ancora vuoti e asettici. Così, assomigliano anche di più ad altre istituzioni totali: l'ospedale, per esempio.

Qui, però, ragazzi, si curerà l'animo: si imparerà, o ci si proverà, fra le altre cose, a crescere, ad affrontare difficoltà, a sconfiggerle, ad accettarle se insormontabili.

La cultura, immateriale e astratta, il sapere, lo studiare, non sono che pezzetti di questo cammino. Nemmeno i più importanti, forse. Non lo diresti ora, in assenza di vita umana, ma sai che sarà così.

La tua aula è chiusa, la apri: è buia, allora spalanchi le persiane e le finestre, lasci entrare la luce, che rischiara le cose e le definisce, e l'aria settembrina, che non è più calda ma non è ancora fredda.

È una via di mezzo che sa di inizio: non è netta, lei aspetta di definirsi. Un po' come voi, studenti e adolescenti, che a volte siete troppo bianchi, a volte troppo neri, fra poco invece scoprirete i grigi, e a giocare e sperimentare con quelli.

Ti godi il silenzio, sapendo che ti mancherà, ma non perché il rumore ti disturberà. Ti godi il nulla, che sta per essere riempito.

Le carte geografiche appese alle pareti, grandi antiche di un tempo pre-tecnologico, sventolano un poco. Voi le farete cadere, una e più volte. A volte per scherzo, a volte per sbaglio, a volte per provocare. Mi arrabbierò se ci vedrò una intenzionalità e vi scuserete. La carta geografica rimarrà tale, in terra o sul muro, ma qualcosa, in voi, in me, sarà cambiato.

Forse avrete capito che esistono delle regole, forse no: chi può dirlo. Però l'aria si sarà smossa, e questo è l'importante.

I banchi sono ordinati, perfettamente allineati: li rivedrai ancora così? Sorridi. Però poi, sopra, dentro, sotto, ci sarete voi, curiosi, annoiati, vivi, e questo ti fa sorridere ancora di più.

La LIM è spenta, il computer pure: li accendi e non vanno. Intanto si ribellano loro, in vostra assenza. Chiami un tecnico ma, quando questi arriva, è ormai inutile: gli interruttori generali saranno stati nel frattempo attivati e i ritrovati tecnologici ripartono da soli.

A quel punto guardi l'ora e ci siamo quasi: controlli un'ultima volta e in panoramica l'aula e poi vi vedo arrivare, a uno a uno entrate. Mi date la mano, così come me l'avevate data - e l'avevo trovato toccante e poetico perché sobrio, adulto e non retorico come saluto - quando, a giugno, eravate usciti temporaneamente per sempre.

Ecco un ossimoro, del resto quest'anno vi tocca la poesia e le figure retoriche. Sembrate contenti. Rinsonnoliti (questo è un neologismo), magari, ma contenti. Vi mettete a sedere e ci siamo solo io e voi; oddio, adesso c'è anche il brusio.

Poi quello si attenua e il mistero comincia...

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