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Mondo Millennials: Generazione Y e status symbol che cambiano

6 febbraio 2017
Il mondo cambia, si evolve e con esso le generazioni che lo popolano, i loro valori e interessi, il loro modo di interpretare il contesto storico e sociale, di intendere la vita. Si parla sempre più di noi Generazione Y - di Millennials come hanno deciso di definirci - e di quello che più amiamo. Una cosa ormai è certa agli occhi di tutti: quelli che per i nostri genitori erano degli status symbol, per noi non esistono più. Sono cambiati parecchio e sono il frutto del nostro bisogno di adattarci alla precarietà delle nostre esistenze.

Condivisione prima di tutto: una parola chiave per i Millennials

Siamo il prodotto più evidente della crisi economica del 2008: parsimoniosi e attenti nello spendere i nostri pochi spiccioli, amanti della condivisione e degli acquisti online. Spotify è il nostro personalissimo modo di comprare dischi, BlaBlaCar la macchina che non avremo mai, a meno che non siano i nostri genitori a regalarcela. Amazon il nostro negozio preferito. Sì, quello senza commesse che ti chiedono invadenti "Posso aiutarti?". Non solo comprare una casa non rientra tra i nostri desideri futuri, ma non possiamo neanche permetterci il pensiero del mutuo. Perché il mutuo è troppo caro pure per affollare i nostri già troppo sovrappopolati pensieri. Allora, ecco che il concetto stesso di proprietà è venuto a mancare ed è stato sostituito da un nuovo modo di vivere la realtà, che è la condivisione. Di tutto. Musica. Foto. Film. Automobili. C'è chi addirittura non compra i proprio abiti, ma li affitta. Qualcosa che i nostri nonni, ma ancora prima i nostri genitori, riterrebbero inconcepibile. E forse anche inappropriato. millennials

Se gli status symbol cambiano, cos'è il successo per i Millennials?

I nostri genitori ci hanno fatto crescere con l'idea che dovevamo studiare. Per trovare un lavoro che ci facesse guadagnare, avere una stabilità economica, il posto fisso e la possibilità di poter avere una famiglia già a 30 anni. Tutto questo, però, è stato spazzato via dalle nostre menti. Dalla crisi sì, ma da noi stessi in primis. Le nostre priorità e le nostre aspettative non possono - e non devono - essere identiche a quelle delle generazioni precedenti. I Millennials sono meno materialisti dei baby boomers, ma la differenza più grande è un'altra. Le vecchie generazioni erano felici se riuscivano ad ottenere la stabilità economica. Per i Millennials il successo si misura a colpi di libertà. Libertà di non dover sottostare alle logiche del posto fisso, di potersi reinventare per adattarsi al mercato del lavoro, di poter addirittura provare a creare il proprio lavoro, tentando magari ad aprire una startup.

I Millennials vivono esperienze, non beni

Così, il bene materiale ha perso la sua importanza ed è stato surclassato dalle esperienze. Il mercato immobiliare è stato tradito con i viaggi, gli sport più strani e spericolati, le cene nei ristoranti più particolari. L'esperienza ha stravinto sull'oggetto. A questo si aggiunge il fatto che noi della generazione Y tendiamo ad avere un rapporto nuovo con gli oggetti che possediamo: in sostanza, ci mettono ansia. Abbiamo costantemente paura che si rompano e, come conseguenza diretta, il timore di dover spendere soldi per doverli ricomprare. Il fattore predominante che porta l'esperienza al centro degli interessi di noi Millennials è, comunque, la sensazione che ad essa si lega: la felicità - o quel sentimento di appagamento - che l'esperienza genera non potrà mai essere superata dal momentaneo godimento provato nel possedere un oggetto. Poveri, ma felici? Beh, in definitiva questo potrebbe essere un riassunto. Perché siamo riusciti, quasi inconsapevolmente, a cogliere l'essenza di questo nuovo mondo. Possiamo avere il portafogli vuoto. Ma abbiamo la testa piena dei ricordi. E quelli non sono soggetti a nessuna regola di mercato. Non subiranno mai crolli, né crisi ipotecarie.
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