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#PrayforNice: l'ennesimo hashtag che non dovrebbe esistere

15 luglio 2016

14 luglio 2016. Per noi un giorno come tanti, per la Francia giorno di grandi celebrazioni. Una data che è sostanzialmente simbolo di libertà: quella che il popolo francese ha dovuto conquistare con la lotta e la fatica, con la ribellione verso la tirannia, nel 1789. In storia siamo tutti dei campioni: quello in cui siamo meno bravi è ricordare che la storia, quasi sempre, si ripete. E di solito sono sempre gli accadimenti peggiori quelli che, ciclicamente, senza una logica, tornano.

È l'01:23. Apro gli occhi e come sempre la prima azione è vedere che ore sono. Una qualunque notte insonne, allora guardo il telefono per passare il tempo. Scorro la bacheca di Facebook. Leggo il primo titolo: Nizza, morti, attentato. Le stesse parole si ripetono negli articoli successivi. Mi alzo. Mi sono appena svegliata e, nel mio eterno ottimismo, penso di avere immaginato tutto. La dinamica è assurda, le motivazioni sono pura follia.

8o persone sono morte perché travolte dalla furia di un camion bianco. Queste persone si trovavano a Nizza, sulla Promenade des Anglais, a festeggiare la commemorazione della presa della Bastiglia. Era una bella serata, i fuochi d'artificio erano terminati da poco tempo illuminando il cielo della cittadina francese ma, in pochi minuti, il caos più totale: l'uomo alla guida del camion ha oltrepassato la recinzione che separava la parte pedonale dalla strada. Il primo pensiero che in molti hanno avuto è che si trattasse di un ubriaco uscito fuori strada. Già, perché in un giorno di festa ti viene in mente tutto tranne che di essere nel pieno di un attacco terroristico. Il pazzo, un 31enne francese di origini tunisine, ha travolto la folla percorrendo la promenade per ben 2 chilometri ad una velocità di oltre 50 chilometri orari. Aveva un mitra con sé e, oltre a procedere a zig-zag tra i passanti per riuscire a falciarne il maggior numero possibile, ogni tanto sparava.

#PrayforNice è già in tendenza su Twitter.

Mi rendo finalmente conto che sono davvero sveglia. Non è un incubo, è la triste realtà del nostro tempo. Quella che dal nulla strappa la vita a tanti uomini, donne e bambini, che crea strazio tra i 100 e più feriti e shock tra i testimoni, i familiari delle vittime, la città stessa e noi tutti, che restiamo increduli perché scene del genere, almeno fino ad oggi, le abbiamo viste soltanto nei film. L'immagine di una bimba inerme sotto una coperta, con accanto la sua bambola, diventa il simbolo di un gesto irrazionale, destinato, probabilmente, a ripetersi. Non riesco neanche a guardarla quella foto. Figuriamoci se decido di usarla come immagine di questo articolo. Ma ormai ce l'ho stampata in testa e sarà impossibile cancellarla. Perché adesso, mentre scrivo, penso proprio a lei, a quella bambina: ai suoi sogni spezzati prima ancora che capisse quali fossero, alla sua bambola che aveva stretto poco tempo prima, ai suoi occhi che erano diventati grandi grandi durante i fuochi d'artificio e si erano riempiti di gioia di fronte alla magia di quelle luci.

Torno su Twitter. Quanti altri hashtag che iniziano con la parola Pray dovremo vedere prima che qualcosa cambi? Dal luglio del 2012 si sono verificati 12 attacchi terroristici nell'Unione europea. 7 sono avvenuti in Francia, causando la morte di 244 persone. E quando la morte è vicino a noi, fa più paura. Possiamo sperare, possiamo pregare, ma se nessuno fa in modo che qualcosa cambi davvero, rassegnazione e terrore prenderanno il sopravvento.

#PrayforNice allora, anche se la prossima volta vorrei tanto che fosse realmente un incubo.

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