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Programma di letteratura: gli autori del Sud sono meno studiati

4 marzo 2015
[caption id="attachment_209752" align="alignleft" width="308"]Programma di letteratura a scuola, possibili novità: valorizzare gli autori del Sud . Programma di letteratura a scuola, possibili novità: valorizzare gli autori del Sud .[/caption]

La discriminazione è figlia dei pregiudizi e i pregiudizi crescono bene laddove l’ignoranza dilaga. Ignoranza non in senso generale, ovviamente, ma quale mancanza o inconsistenza della conoscenza che si ha di un tema, di un evento, di una categoria di individui. È per questo motivo che gli insegnamenti che si impartiscono a scuola hanno un’importanza civile e sociale, oltre che personale; è per questo motivo che, soprattutto per quanto riguarda le materie umanistiche, è bene tenere in considerazione tutte le realtà geografiche e culturali, almeno del nostro Paese.

Quando nel 2010 si compiva la riforma della scuola del Ministro Gelmini, non soltanto l’organizzazione degli indirizzi di studio ne usciva trasfigurata, ma anche, sotto alcuni aspetti, la didattica di materie come la letteratura, riportando alcuni cambiamenti che ancora oggi in tanti accusano. In effetti, proprio in questi ultimi giorni è stato posto l’accento su una precisa lacuna del programma di letteratura del quinto anno, ossia la marginalità di autori novecenteschi come Sciascia, Quasimodo e Deledda.

Una superficialità nei confronti di autori importanti della nostra letteratura (Quasimodo fu insignito del Premio Nobel nel 1959) che in tanti non apprezzano e che riconoscono come una penalizzazione degli scrittori meridionali e delle scrittrici; in effetti, tra gli autori del sud ad essere trattati in modo consistente possiamo annoverare solo Verga e Pirandello, mentre tra  le donne solamente la Morante. Per questa ragione, il Movimento 5 Stelle, guidato dalla deputata Maria Marzana e appoggiato, in un raro caso di collaborazione, dal PD, ha fatto approvare in Commissione Cultura alla Camera una risoluzione per introdurre qualche cambiamento al programma di studio della letteratura.

Un impegno, questo, che sicuramente poggia su benefiche intenzioni, ma è comunque necessario fare delle considerazioni: innanzitutto, per la vicinanza temporale, il programma di letteratura del quinto anno è molto articolato e condensato in un orario ridotto, che sempre più a fatica mantiene la sua integrità tra le tante materie tecniche-scientifiche che stanno emergendo negli ultimi anni. In secondo luogo, è indispensabile fare chiarezza su quello che sia lo scopo dell’insegnamento della letteratura; infatti, è da capire se sia preferibile uno studio lineare e cronologico degli autori ad un’analisi dei generi letterari e dei contesti culturali volta alla ricerca del senso, o viceversa. In ultimo, ma, come si dice, non per importanza, è necessario stabilire se mantenere la finora indiscussa centralità della letteratura italiana o se iniziare a concedere più spazio agli autori stranieri, sempre nell’ottica della formazione di cittadini sì italiani, ma anche europei.

Detto questo, voi che ne pensate? Vi sentite di sottolineare qualche mancanza nel programma di letteratura, tanto nel senso indicato dai deputati quanto in un’altra possibile direzione, magari europea o addirittura globale? Quali cambiamenti apportereste alla didattica nell’ottica di un orario ulteriormente ridotto in futuro? Commentate o scriveteci a infostudenti@scuolazoo.it!

Riccardo Gemma

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