Nonostante i dati ufficiali del MIUR non siano stati ancora resi ufficiali, già si calcola che quest’anno gli alunni iscritti a scuola scuole siano molti meno del previsto. È un fatto del tutto eccezionale, considerando che il numero degli studenti negli ultimi anni è sempre salito. Ma al back to school, è ben lo 0,25% a mancare rispetto all’anno scorso, che si può tradurre in circa ventimila alunni in meno. Non è però solo un fatto ristretto ai nostri connazionali: infatti sono diminuiti anche gli studenti stranieri, sopratutto nel primo ciclo (scuola primaria e secondaria). Ci sono due pensieri piuttosto contrastanti riguardo a queste statistiche: da una parte si considera che diminuiranno le classi sovraffollate e, quindi, gli alunni rimasti saranno seguiti e gestiti meglio; dall’altra, però, c’è preoccupazione riguardo al ricambio generazionale che ciò può causare.
Meno studenti significa meno futuri insegnanti e ciò potrebbe portare a un innalzamento dell’età media dei docenti. Timore che però non tange le attuali generazioni iscritte e che quindi possono vederla solo da una prospettiva positiva. C’e chi è convinto che la colpa di questo fenomeno sia da attribuire alla preoccupazione di non trovare un lavoro se si prosegue con gli studi, però non sono state le università a registrare il calo di iscrizioni maggiore ma le scuole primarie. Questo probabilmente è da attribuire al calo delle nascite degli ultimi tempi. Ormai il nucleo famigliare si è ristretto e in media una famiglia è composta da tre membri, mentre prima si tendeva a mettere al mondo più di un figlio. Considerando tutto ciò, per i più giovani questa riduzione è solo una notizia positiva in quanto avranno più possibilità di trovare posti nei licei e nelle università dei loro sogni, mentre per tutti i lavoratori in ambito scolastico già ci si preoccupa della mancanza di fondi e sovvenzioni che questo fatto porterà.
