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Scuola italiana: le polemiche non finiscono mai

25 agosto 2016

Gli studenti non sono ancora rientrati tra i banchi, eppure la scuola italiana è stata uno degli argomenti che ha infiammato la nostra estate, più del burkini e del caldo afoso e soffocante. Quali sono stati gli argomenti che hanno accesso le discussioni più feroci? Primo fra tutti il voto degli studenti alla maturità, seguito dai trasferimenti dei docenti, in particolare quelli del sud.

Il primo punto ha portato in luce un netto divario tra i voti ottenuti dagli studenti del sud rispetto ai loro coetanei del nord. Questi ultimi sono rimasti molto indietro nella graduatoria nazionale delle eccellenze scolastiche, mentre in regioni come Sicilia, Puglia e Campania gli studenti potevano sfoggiare con orgoglio e goliardia il loro 100 e lode, in crescita esponenziale. I dati diffusi dal ministero dell'Istruzione hanno spiazzato un po' tutti perché si stagliano in evidente contrasto con le indagini relative ai test Invalsi, dalle quali è emerso che gli studenti del Mezzogiorno abbiano ottenuto i risultati peggiori. Come si spiega questa incongruenza non indifferente?

Qualcuno sostiene la tesi secondo la quale i professori del Sud siano più clementi nei confronti dei loro studenti perché conoscono bene il gap che esiste tra scuola e mondo del lavoro al Sud, quanto sia profondo e incolmabile, quanta desolazione ci sia in queste regioni nel contesto lavorativo, che si presenta agli occhi dei neodiplomati come uno scenario da vecchio West: campi deserti con una balla di fieno che rotola e nessun cartello che indichi la direzione da prendere. Si tratta, dunque, di una sorta di incentivo. Una pacca sulla spalla, un nonno che ti invita a non arrenderti, a credere nei tuoi sogni perché sei bravo e vali, anche se sei nato nella parte meno fortunata - per questi aspetti.

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Il secondo punto è quello che ha travolto i docenti del Sud, costringendoli a quella che è stata definita "una deportazione coatta". Se l'80% degli insegnanti sono del Sud, ma la maggior parte degli incarichi al Nord, purtroppo non ci sono alternative al problema. Il teletrasporto per scuole e studenti non è ancora stato inventato del resto. E se da un lato la Giannini continua a ribadire che "Chi viene trasferito lo sapeva per legge", sindacati e docenti denunciano un "esodo vergognoso" che sta decimando letteralmente il meridione.

Se è pur vero che ognuno di loro fosse consapevole della mobilità obbligatoria, ognuno aveva sperato in cuor suo di essere costretto a dover fare le valigia e andare a vivere, all'improvviso, lontano dal luogo in cui aveva deciso di restare, lottando. Perché cercare lavoro altrove a 25 anni anni è un conto, essere sradicati dalla propria terra quando si hanno già 40-50 anni, una casa e una famiglia, è uno scenario che nessuno vorrebbe vedere, neanche se è sinonimo di contratto indeterminato.

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