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Tabelline: giusto impararle a memoria?

1 ottobre 2015

Matematica. Incubo di quasi tutti gli studenti liceali, eppure c’è un momento che resta nitido nelle nostre menti, quando abbiamo imparato le tabelline. Ma servono davvero a qualcosa? Penso che tutti noi abbiamo chiaro in testa il momento in cui abbiamo dovuto imparare le tabelline. Quando, ancora giovani, abbiamo dovuto studiarci queste moltiplicazioni a memoria e imparare a rispondere in tempi rapidissimi. Ecco, a proposito di tabelline, in questo periodo si è aperto un dibattito in Inghilterra sull’utilità o meno di questo argomento didattico. Ma partiamo dal principio.

tabelline

Il ministro inglese, convinto che ai ragazzi servisse un nuovo metodo di fare matematica, ha rivoluzionato lo studio delle tabelline. A 9 anni i nostri colleghi d’oltre Manica saranno costretti a doversi imparare le tabelline fino a quella del 12 e saper rispondere a un qualsiasi quesito entro pochissimi secondi. Il risultato? Il cronometro. I ragazzi e le loro famiglie si eserciteranno con dei cronometri a casa, pur di raggiungere gli agognati risultati. Ma non tutti la pensano così. Jo Boaler, docente di Stanford, ha infatti promosso un nuovo modo di imparare le moltiplicazioni, che sarebbe non farlo proprio. È lei stessa a dichiarare di non averle mai sapute recitare tutte a memoria e, vista la cattedra che sta occupando, non se ne pente. È riuscita a fare carriera nel mondo della matematica senza il bisogno di quei semplici e banali calcoli. Se ci è riuscita lei, tutti possono farcela. Si è quindi opposta alla decisione del governo inglese, accusandolo di collegare due idee che non hanno nulla a che fare, cioè l’apprendimento delle tabelline e il successo nella matematica, ambiti, a suo dire, staccati. Tra l'altro, anche in Italia, molti docenti stanno valutando un nuovo metodo innovativo di insegnamento della matematica, per svecchiare quello antico!

Chi avrà ragione? Bella domanda. Forse nel tentativo del governo inglese si può vedere troppa intransigenza ma, dall’altra parte, il metodo proposto dalla Boaler sembra essere troppo rivoluzionario.

Siamo davvero pronti a abbandonare le tabelline?

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