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Telethon e la lotta per l'inclusione a scuola dei bambini con malattie rare

13 settembre 2016

La fondazione Telethon ha lanciato una campagna per sostenere l'inclusione a scuola di tutti i bambini con malattie genetiche rare. Le famiglie di questi bambini sono profondamente preoccupate per il fatto che i figli vengano accolti all'interno dell'ambiente scolastico e questo pensiero raggiunge l'apice proprio il primo giorno di scuola.

L'inclusione - o la mancanza di inclusione nelle classi - è un problema spesso fortemente sottovalutato, ragion per cui l'obiettivo della fondazione è quello di riuscire a sensibilizzare tutti gli attori della scuola e creare maggiore consapevolezza non solo nei confronti delle malattie genetiche, ma verso qualsiasi forma di diversità. Lo scorso anno sono state coinvolte 1.500 scuole: quest'anno l'obiettivo è ancora più ambizioso perché verranno messi a disposizione dei Progetti educativi a favore di 6.000 istituti.

Il video, che ha come sottofondo Nessun grado di separazione di Francesca Michielin, si apre con il primo giorno di scuola. La campanella suona e sullo schermo si vedono tre bambini speciali: Angelica, affetta da sindrome di Phelan-McDermid, Salvatore, che ha la sindrome Kabuki, e Gabriele, costretto a stare su una sedia a rotelle perché soffre di atrofia muscolare spinale.

Molto belle sono le parole che fanno da contorno alle immagini: "Ogni giorno, affidiamo i nostri figli alle cure di altre persone. E speriamo che vengano accolti con le attenzioni che meritano. Perché è qui che impareranno a crescere. Insieme. Lavoriamo perché sempre più bimbi possano andare lontano, con l'augurio che sempre più scuole sappiano accoglierli".

Un video davvero molto toccante, che tocca direttamente le corde del cuore e ci ricorda una verità assoluta: i bambini non la notano la diversità. Spesso siamo noi adulti a creare il problema, perché abbiamo troppe sovrastrutture mentali che non ci fanno vedere il mondo per quello che è. Diverso sì, ma diverso da chi? Siamo tutti esseri umani. Quindi, smettiamola di farci domande e trattiamoci come tali.

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