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Un preside fa pagare i genitori che vogliono vedere i voti dei figli

23 settembre 2016

Se volete vedere i voti dei vostri figli, pagate. Mi spiace, ma non ci sono più soldi.

In sostanza è questo ciò che Fabio Navanteri, dirigente dell’istituto Ettore Majorana di Avola (il paesino in provincia di Siracusa celebre per il buon vino), ha comunicato ufficialmente sul sito della scuola qualche giorno fa.

"Per poter accedere al servizio del registro elettronico per l’anno scolastico in corso 2016/2017", ha scritto il preside sul portale web, "è necessario effettuare il versamento del contributo volontario previsto per l’indirizzo di frequenza del proprio figlio". In questo modo, i genitori dei ragazzi non potranno più entrare sulla pagina personale dei figli, fino a che, come espresso chiaramente nella nota, non avranno effettuato il versamento e non si saranno successivamente recati in sede d’istituto a ricevere le nuove credenziali.

Nonostante la Legge 135/2012 sancisca che il registro elettronico dello studente sia un obbligo e che faccia parte delle "Disposizioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica", il preside Navanteri non ha più chance per tenere in piedi la baracca e ha dovuto compiere questa mossa estrema.

Da due anni a questa parte, Navanteri è preside della scuola di Avola, che vanta all'incirca 1500 alunni e 180 docenti, oltre che cinque diversi indirizzi per i Licei, due per gli Istituti Tecnici e due per i Professionali, ed ha fin dal suo arrivo avvertito i genitori degli alunni di aver trovato la scuola in una situazione economica disastrosa: i costi della luce, del gas, della riparazione delle finestre e del mantenimento di tutti gli indirizzi (gli studenti dell’alberghiero si esercitano oramai con un solo piatto pur di non far salire troppo i costi del corso) sono spese troppo alte da mantenere per una scuola che è completamente al verde.

Il preside ha avvertito i genitori del fatto che potrebbero prospettarsi tagli di finanziamento interno anche su fotocopie e pulizia delle aule, aspetto che tra l’altro potrebbe portare problemi di salute ai ragazzi. In ogni caso, i seimila euro annui che la scuola deve versare per il mantenimento del registro elettronico sono troppi, ed il preside ha dovuto fare questo strappo alla regola. Evidentemente, i fondi statali ed europei per le scuole sono sempre più ridotti, e bisogna arrangiarsi.

Nonostante la richiesta di aiuto “border-line” di Navanteri, si deve però considerare anche che non è stato l'unico preside in Italia a non permetter l’uso del registro on-line: in Italia il registro elettronico viene utilizzato solo dal 70% degli istituti statali, e la comunicazione via web con la famiglia è attivata solo nel 58% dei casi. I numeri diminuiscono particolarmente negli istituti privati, dove l’utilizzo del registro cartaceo è probabilmente dovuto a chiare direttive dell’organo dei professori.

Ci spiace per l’Istituto di Avola e per tutte le altre scuole che si ritrovano in queste gravi situazioni economiche e speriamo che il Ministero possa intervenire e dare una mano per risollevare i loro bilanci e i loro fondi. Rispettivamente, in rosso ed al verde. Ci manca solo il bianco, e poi almeno sulle finanze possiamo dire di essere proprio italiani.

di Andrea Stievano

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