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Una scuola media italiana introduce una nuova singolare divisa

23 settembre 2016

Anche voi da bambini facevate parte di quella categoria che odiava il grembiule più del cibo della mensa? Anche voi avete sognato di indossare una di quelle divise super alla moda che si vedono sempre nei film inglesi o americani? Una scuola media italiana ha introdotto una divisa un po' alternativa, che però non è riuscita a convincere tutti.

La preside dell'istituto comprensivo "Zippilli-Noè Lucidi" di Teramo consentirà, infatti, ai propri alunni - 1.300 studenti con età fino a 13 anni - di andare a scuola indossando t-shirt o polo di colore bianco, blu o grigio, con dei jeans o una gonna al ginocchio. E, se non si riuscirà a rispettare del tutto questa "richiesta", gli studenti dovranno comunque cercare di indossare abiti dei tre colori indicati.

Qual è il problema di tutto questo? Che se gli studenti non obbediscono per quest'anno ricevono unicamente un richiamo verbale. Il prossimo anno, però, rischieranno una nota scritta. Per promuovere l'iniziativa è stato addirittura lanciato l'hashtag #unappartenenza #con#divisa. L'obiettivo della preside vorrebbe essere proprio quello di incrementare il senso di appartenenza e di condivisione, di contribuire alla crescita individuale sulla base delle abilità personali e non economiche. Sul sito della scuola è stato addirittura suggerito ai ragazzi di acquistare felpe, pantaloni, polo e magliette con il logo della scuola, il cui prezzo varia da 7 a 23 euro.

Alcuni genitori si sono indisposti parecchio in seguito all'introduzione di questa divisa, soprattutto in relazione alla scelta dei colori. Sono contrariati in quanto trovano estremamente ridicolo il fatto che i bambini debbano essere costretti a rinunciare ai colori più allegri e diventare degli automi bianchi, grigi e blu. Lo hanno addirittura definito "un tentativo di omologazione o di appiattimento che rischia di mettere in crisi anche la funzione della scuola di stimolare la creatività".

Il consiglio d'istituto, al contrario, ha votato a favore di questa decisione e la preside stessa ci ha tenuto a precisare che non tutti i genitori hanno preso male la storia della divisa: alcuni hanno manifestato contentezza, ringraziandola per la volontà di voler far nascere un senso di appartenenza più profondo. In merito alla scelta dei colori, si è giustificata così: "Sono colori basici, unisex e si trovano in ogni armadio, chi non vuole il nostro può facilmente adeguarsi utilizzando il proprio abbigliamento".

Voi cosa ne pensate di questa strana vicenda? Fateci sapere nei commenti.

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