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Maturità 2016: può un esame stabilire il valore di uno studente?

27 giugno 2016

La Maturità 2016 è ormai agli sgoccioli: presto o tardi che sia i 503.452 maturandi che in questi giorni si sono cimentati nelle prove scritte affronteranno il loro orale e potranno finalmente godersi una meritatissima estate.

Volevamo offrire ai nostri lettori, studenti o professionisti, poco importa, una riflessione generale sulla maturità e sul concetto di valore. Partiamo da alcune dichiarazione rilasciate dal ministro Giannini proprio il giorno della prima prova.

Il filo rosso delle tracce che abbiamo proposto quest'anno per la prova di italiano sono i valori e l'identità. Sono un valore il paesaggio e la sua tutela. È un valore non limitare la misura dello sviluppo e del progresso di un Paese solo ad una quantificazione numerica. È un valore la scienza che supera ogni confine dell'immaginazione con l'uomo che affronta l'ignoto e lo spazio. È un valore il bene immateriale della letteratura. E ancora, è un valore la reinterpretazione del concetto di confine, che non è solo separazione, ma può essere elemento di continuità e integrazione. È un valore il protagonismo delle donne, su cui dobbiamo lavorare senza mollare mai la presa

Bellissime parole. Vere, forse un po' "difficili" per dei ragazzi che hanno tra i 17 e i 19 anni e che della vita vera hanno ancora visto poco. Parole condivisibili che offrono uno spunto di riflessione a partire da una frase in particolare, ovvero la parte in cui si parla del non cercare di limitare lo sviluppo alla quantificazione numerica. La domanda che sorge spontanea è: un esame, di per sé abbastanza datato nella sua modalità di svolgimento ed esecuzione, e dunque il voto che ne consegue, non è già l'assegnazione di un valore in base ad un numero, ad una quantità che non vuole dire praticamente nulla? Non si stanno facendo polemiche sterili circa l'utilità o il senso dell'esame in sé, si sta più che altro cercando di capire se esista un modo per dare agli studenti un valore vero, un modo per farli sentire utili nella società, per far capire loro che ognuno ha una collocazione nel mondo, basta solo trovare la strada giusta per trovarla.

Forse la maturità, proprio perché siamo nel 2016, avrebbe bisogno di una rinfrescata, di "risciacquare i panni in Arno" volendo citare Manzoni, di andare incontro alle esigenze di più di 500.000 persone che ogni anno sembrano patire le pene dell'inferno per quello che devono affrontare. Sì, le frasi "la maturità l'abbiamo passata tutti e in qualche modo si supera" e "questo è solo un modo per responsabilizzare i ragazzi alla vita vera che è un esame continuo" le abbiamo già sentite. Infatti non si auspica un'abolizione in toto dell'esame, quanto piuttosto una sua riqualificazione, una rilettura in chiave moderna.

In Finlandia, ad esempio, alla fine del percorso di studi obbligatori non c'è un esame di maturità, ma ci sono singoli test svolti durante l'anno (i compiti in classe in pratica) che alla fine permettono di ottenere un certificato. La domanda dunque è: non si potrebbe creare una sorta di maturità europea che riesca veramente a dare valore ad ogni singolo studente? Il quesito rimane, ovviamente, aperto.

Voi cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti.

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