#Maturità

Prima prova Maturità 2014 – Saggio breve Socio - Economico: "Le nuove responsabilità"

18 giugno 2014

Le nuove responsabilità

Col passare degli anni la globalizzazione è diventata di fatto sempre più "globale", anche in seguito all'apertura dei mercati internazionali. Ma quello che forse gli economisti non avevano previsto è che questa convivenza globale ha dovuto fare rigorosamente i conti con i cambiamenti climatici.

Le generazioni passate non hanno certamente gettato delle buone basi per una globalizzazione multietnica che abbia come base la convivenza e rispetto reciproco fra diverse etnie e differenti religioni e, non per ultimo, per l’ambiente. È appurato di fatto che negli anni molto si è detto sul riscaldamento climatico del pianeta, la sovrappopolazione dello stesso, unitamente alla crisi economica mondiale e alla intolleranza fra le diverse etnie; ma in concreto poche sono state le misure prese dagli Stati per contrastare questi problemi. Le tematiche sopracitate possono sembrare molto distanti tra loro mentre in realtà convivono in uno stesso sistema: lo sfruttamento indiscriminato del pianeta coesiste perfettamente con l’impoverimento di intere nazioni, con l’intolleranza tra popoli e con l’incredibile aumento demografico.

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Mentre in passato si dava la colpa del surriscaldamento globale solamente alle multinazionali, oggi sappiamo che ogni abitante della terra è complice diretto o indiretto dei cambiamenti climatici. Lo stile di vita, lo sfruttamento ossessivo della terra da parte di tutti i popoli e il consecutivo impoverimento della stessa è una causa che ci tocca da vicino. Le multinazionali che permettono un apparente “stato di benessere economico” a intere popolazioni, rilasciano nell'ambiente sostanze che avvelenano.

Come Amartya Sen fa notare però, essendo lo sviluppo di libertà, non c'è crescita che possa essere concepita senza democrazia. Ecco infatti chiamato in causa un altro problema, meglio, una nuova responsabilità cui ci troviamo difronte. A questo proposito una riflessione interessante ce la offre Jacques Attali, quando mette in evidenza un problema che a primo impatto può non sembrare tale, ma che ad un'analisi approfondita può dimostrarsi in tutta la sua crudezza: ogni uomo sulla faccia della terra deve poter godere di una sorta di "cittadinanza mondiale", nessuno deve infatti più essere apolide, ovvero senza una città di appartenenza.

Sicuramente più scettica appare Luce Irigaray, che è certa del fatto che qualsiasi tentativo di mondializzazione democratica sarà una cosa da realizzare ma a cui non si riuscirà mai a pervenire. La cosa principale secondo la studiosa è adottare un comportamento rispetto e aperto verso l'altro da sé: quando lo straniero è al di fuori delle nostre frontiere, il progetto della multiculturalità non spaventa; nel momento in cui però varca quella soglia l'uomo si sente minacciato e usurpato dei propri spazi, nonché notevolmente minacciato.

Lo sforzo che auspicano tutti gli studiosi è certo quello di una assennata globalizzazione e del raggiungimento di compromessi socio-economici rispettosi dell'ambiente, delle diverse etnie e delle numerose individualità.

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