#Maturità

Ore e ore di lezioni... Quanto è facile distrarsi?

6 ottobre 2015

Ciao a tutti ragazzi, sono di nuovo io, Andrea. Partiamo subito con una domanda abbastanza diretta. Quanto è complicato riuscire a seguire con attenzione tutte le lezioni?

Passiamo su quei cavolo di banchi circa 30 ore alla settimana, qualcuno di noi forse di più. Eppure, certi giorni e, in particolare, con certe materie, tenere gli occhi aperti diventa un’impresa. Riuscire a far scorrere quella penna e imporre alla mano di scrivere diventa impossibile, principalmente perché quel tono sempre uguale che parla di un argomento che non ci interessa non potrà mai entusiasmarci davvero. Ma prima di arrenderci c’è sempre un pensiero che aleggia nelle nostre menti: “Non posso distrarmi, il mostro mi attende”. Per chi non lo avesse capito, con il mostro intendo la Maturità, ormai mi fa quasi paura dire questa parola.

Siamo sempre stati una classe abbastanza vivace, pronta a scherzare e a ridere quando era possibile. Ma, da settembre a questa parte, sembra che il silenzio ormai la faccia da padrone. Certo, si ride e si scherza, ma siamo tutti troppo terrorizzati dal perdere una sola parola, che non ci permettiamo nemmeno una piccola distrazione. Perché, come molti di noi avranno già pensato, ogni singola parola potrà esserci chiesta dal mostro, non possiamo permetterci di andare male per una semplice distrazione.

Eppure, a volte, non è così semplice. Guardi l’orologio, sembra che ti stia ridendo in faccia, guardi il tuo compagno di banco, Luca nel mio caso, che fissa la professoressa. Ti accorgi che non ha nemmeno più la pazienza di starle dietro quando inizia a giocherellare con la penna. Ecco che, allora, ti viene l’idea che potrebbe salvarti la giornata.

Prima, però, vi devo confessare un dettaglio che non ho ancora rivelato. Come avrete notato, siamo in due a scrivere questo diario, io ed Elisa. Ebbene, noi due siamo in classe insieme e, come se non bastasse, è anche seduta davanti a me. Una lunga sopportazione che prosegue da circa cinque anni.

Stavo dicendo che, quando la disperazione diventa troppa, arriva il momento di mettere in atto uno dei molteplici piani inventati all’ultimo momento: infastidire i compagni della fila davanti. Basta poco per intenderci, uno sguardo e un semplice gesto della mano, e io e Luca sappiamo che è arrivato il momento di infastidire. Ed è allora che inizi con qualcosa di leggero, tipo tirare pezzi di gomma o cose simili.

Elisa è abbastanza isterica, le basta poco per arrabbiarsi (non ditele cosa ho appena scritto). Ed ecco che, al terzo o quarto colpo riuscito, si gira e, con aria molto stizzita, ci fulmina entrambi, con le solite frasi tipo: “Siete proprio due bambini”. Non ha ancora capito, poverina, che questo è il modo migliore per non farci smettere. Ed ecco che si riprende a stuzzicare, sempre più insistentemente.

Davvero, ve lo dico con estrema onestà. È sempre più complicato riuscire a star dietro a cinque o sei ore di fila, senza nemmeno mezzo secondo per poter guardare fuori dalla finestra. Senza questi momenti di svago, molto probabilmente, non riuscirei a mantenere la mia sanità mentale.

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