#Maturità

Scegliere la facoltà? Una mission impossible

29 settembre 2015

AIUTO. Ciao a tutti ragazzi, sono Andrea, e, come ogni settimana, vorrei raccontarvi cosa mi è successo in questi ultimi giorni. Parliamo di università e facoltà.

So benissimo che, per molti di voi, la Maturità è già una preoccupazione troppo grande. Ma, come se non bastasse, bisogna anche pensare a cosa andare a fare finiti gli anni di superiori. Ebbene sì, davanti a noi c’è una delle più grandi e più difficili scelte che dovremo mai affrontare. Cosa cavolo vado a fare dopo? Anzi, forse è meglio dire le cose come stanno: Cosa cavolo voglio fare con la mia vita?

Migliaia di scelte, migliaia di proposte, zero idee. Anzi, non proprio zero idee, direi piuttosto poche idee confuse. Nella mia testa continuo a cambiare la facoltà che vorrei fare, le sto passando davvero tutte, ma niente, nessuna mi riesce a convincere fino in fondo. Per farvi capire meglio, questa scena mi è successa pochi giorni fa con un mio compagno di classe.

Entro in classe di corsa, un filo in ritardo. Mi siedo, mi saluta, ma prima ancora che riesca ad articolare un pensiero lo interrompo, dicendo: “Ho scelto la facoltà a cui mi iscriverò”. Lui alza gli occhi al cielo, sbuffa, e mi chiede quale. Lo guardo, ci penso, e dico: “Medicina”. Alza di nuovo gli occhi al cielo e, con tono molto pacato, mi risponde: “Sono settimane che vai avanti con la stessa scena tutte le mattine, ieri era Gestionale, due giorni fa Aerospaziale e settimana scorsa eri convinto che la tua strada fosse Fisica e non accettavi alcun tipo di commento. Ormai non ti credo più, lo so già che domani avrai cambiato di nuovo idea”.

Si gira e mi lascia a bocca aperta. Bene. Non vorrei dirlo. Ma ha ragione. Cambio troppo spesso idea: basta semplicemente che una mattina mi svegli con l’ispirazione per una materia e cambio idea sulla facoltà che vorrei frequentare. Ma non è facile riuscire ad orientarsi, non è per nulla facile. Ci sono migliaia di corsi, migliaia di lavori possibili e tutti così attraenti. Che tra questi si nasconda quello adatto a me? Non lo so.

E, come se non bastasse, i professori continuano a chiederci se abbiamo scelto cosa ci piacerebbe fare e continuo a sentire compagni di classe che hanno deciso il loro futuro già in prima superiore. Cerco conforto in quei poveri studenti che, come me, non hanno la più pallida idea di cosa andranno a fare e che considerano la domanda come un insulto. Sì, perché sto iniziando a guardare male tutti, parenti e amici compresi, coloro che mi chiedono cosa vorrò fare dopo la maturità. Uno sguardo e un “Non lo so, va bene?” sono la mia risposta a tutto.

E questo mi deconcentra, ma penso che deconcentri tutti quelli messi come me. Spendiamo tantissimo tempo alla ricerca della risposta a quella fatidica domanda e perdiamo ore di lezione a fantasticare su cosa potremmo scegliere, invece che seguire.

E, al minimo sgarro, i professori ci ricordano che tutto quello che sta uscendo dalle loro bocche ci potrà essere chiesto tra qualche mese. Non ci arriverò mai sano di mente a giugno.

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