#Maturità

#Maturità2016: Prima Prova. Svolgimento Saggio Breve (TECNICO SCIENTIFICO)

22 giugno 2016
logo ScuolaZoo DocSity Saggio Breve: ecco per voi qualche suggerimento utile per lo svolgimento della prima prova della Maturità 2016! Se, invece, state cercando indicazioni per la Prima Prova della Maturità 2017, allora leggete qui: Saggio Breve Prima Prova Maturità 2017: guida alla traccia Bottone Soluzione

AMBITO TECNICO SCIENTIFICO

TITOLO: Figlio delle Stelle, l’uomo e il suo sguardo oltre il cielo DESTINAZIONE: Rivista scientifica

Fin dalla sua nascita, l’istinto naturale dell’uomo l’ha portato a volgere lo sguardo verso l’alto e a domandarsi cosa ci fosse in quell’immensa distesa dalle mille sfumature di azzurro, cosa fossero quei mille puntini che la costellavano e perché il Sole e la Luna imponevano la loro presenza costantemente alternandosi tra il giorno e la notte.

“di cosa è fatto il cielo?”, “cosa solo le stelle?”, “perché la luna cambia forma?”, “chi vive sulle stelle?” sono le domande che solitamente pongono i bambini ai propri genitori nel momento in cui iniziano ad approcciarsi alla scoperta di ciò che li circonda, e queste stesse domande così spontanee e semplici, sono quelle che hanno interrogato il genere umano nel corso della storia.

L’evoluzione scientifica, nonostante le reticenze e lo scetticismo, ha fatto compiere all’uomo numerosi passi in avanti e ha fornito numerose risposte a quesiti fino ad allora irrisolti: dal concetto fondamentale di eliocentrismo a quello della Terra non più piatta, dal concetto di orbita a quello di gravità, e cosi andando nel tempo è stato possibile riordinare, in parte, un puzzle composto da un’infinità di tasselli disordinati e di difficile comprensione.

Il ventesimo secolo, in particolar modo, è stato il periodo più fruttuoso per la scienza spaziale, complice anche il contesto storico e sociale del tempo, in quanto  si è deciso di “sporcarsi le mani” per poter vedere in prima persona cosa ci sia al di là del cielo e dello sguardo comune. Il 12 aprile 1961, in piena Guerra Fredda, dalla base spaziale di Bajkonur in Kazakistan decollava la Vostok, prima navicella  spaziale con equipaggio umano, che in 108 minuti riuscì a compiere un’orbita completa intorno alla Terra per poi atterrare con successo, dando inizio all’era delle missioni celesti.

Da quel momento in poi da semplice scienziato l’uomo si è elevato a una sorta di “moderno Cristoforo Colombo” coniando addirittura l’appellativo di Cosmonauta, e rispondendo alla maggior parte degli interrogativi che si era posto nel corso della storia.

L’ultima impresa che ha visto gli occhi del mondo intero puntati su di se, è quella che ha coinvolto Samantha Cristoforetti nella missione Futura. Nello scritto di Valesini “ Samantha Cristoforetti si racconta al ritorno dallo spazio”, la cosmonauta italiana ha ricordato che  svolgere ricerche nello spazio, è fondamentale in moltissimi campi, perché permette di studiare determinati fenomeni eliminando la variabile onnipotente presente sulla Terra, ossia la forza di gravità.

Il minimo comune multiplo di ogni ricerca spaziale è stato capire se esistessero forme di vita diverse da quelle presenti sulla Terra. Le ricerche sono state condotte su vari aspetti e diversi requisiti, ma fondamentalmente si è ritenuto cercare l’elemento necessario e sufficiente affinché la vita possa svilupparsi: l’acqua.

Umberto Guidoni nel suo scritto “Viaggiando oltre il cielo” spiega come dal telescopio spaziale Hubble, attraverso una camera fotografica ad ampio campo, gli astronomi sono riusciti a misurare la presenza di acqua su cinque pianti grazie ad un’analisi spettroscopica della loro atmosfera, processo che essenzialmente raccoglie la “firma” dei composti gassosi che incontra sul suo cammino.

I pianeti finora individuati però sono tutti giganti gassosi e inadatti alla vita e per questo lo sguardo della scienza è volto a trovare corpi celesti rocciosi di tipo terrestre di dimensioni comprese tra metà e due volte le dimensioni della Terra, in particolare quelli che si trovano a orbitare nella zona abitabile della loro stella, dove potrebbe esistere l’acqua allo stato liquido e forse la vita.

È facile immaginare come il primo sguardo è stato rivolto verso un pianeta “parente” alla Terra ossia Marte. Esso è il quarto pianeta del sistema solare in ordine in termini di distanza dal Sole e l’ultimo dei pianeti di tipo terrestre, composto cioè per lo più da roccia e metalli, in particolar modo ossido di ferro che gli conferisce il caratteristico colore rosso.

Dagli studi condotti su questo pianeta, è stato possibile osservare come esso presenti un’inclinazione dell’asse di rotazione e di durata del giorno, simili a quelli della Terra, la superficie inoltre presenta formazioni geologiche che suggeriscono la presenza, in tempi del tutto remoti di un’idrosfera, ossia l’insieme di tutte quelle acque presenti nel sottosuolo e sulla superficie del pianeta.

Come afferma Enrica Battifoglia nel suo articolo “sempre più occhi su Marte, nuova missione nel 2016” l’acqua che scorre su marte è una grande scoperta, frutto di tanti anni di ricerca, che hanno visto l’utilizzo di una serie di sensori, radar e telecamere a bordo di satelliti e Rover, come degli “occhi” che sono pronti a captare ogni minima presenza di questo elemento sul Pianeta Rosso. Il prossimo step da affrontare è proprio quello di trovare forme di vita, presenti o passate, attraverso la nuova missione organizzata dall’Agenzia Spaziale Europea, chiamata ExoMars.

La storia e la scienza insegnano come lo studio e la ricerca danno risposte a tante domande ma con il passare del tempo offrono agli studiosi nuovi quesiti da affrontare; tuttavia sarebbe da egoisti ritenersi l’unica forma di vita a occupare uno spazio cosi immenso, per questo con la stessa curiosità che hanno i bambini quando alzano gli occhi al cielo la prima volta, ci si continuerà a chiedere cosa c’è oltre e se esiste una forma di vita che riesca a dare una speranza alla nostra.

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