Anche quando... i tuoi studenti ti fanno uscire fuori di testa!

(Questa cosa che ho scritto si chiama “Anche quando”. Non ha una frase prima, o una dopo, ma solo tanti “anche quando”. Quella frase può essere “amali”, o anche “Ricordati che lanciare dizionari in testa può essere considerato reato penalmente perseguibile”, dipende. Ognuno ci può mettere quella che preferisce) Anche quando Anche quando ti raccontano balle allucinanti sul perché non hanno fatto i compiti che a confronto la storia di Babbo Natale e delle renne è un reality. Anche quando sbagliano così tanti congiuntivi in un colpo solo da farti rischiare un collasso cardiocircolatorio. Anche quando ti parlano in cinque contemporaneamente di cinque cose tutte diverse e tutti con l’impeto di chi ti sta parlando della cosa più importante dell’universo. Anche quando rifanno lo stesso errore di ortografia per la settantesima volta di fila. Anche quando ti guardano con la faccia da “Ma che cavolo vuole questo qui?” mentre tu sei tutto preso in una spiegazione che ci hai messo due ore a preparare il pomeriggio prima. Anche quando “Mi raccomando, adesso che scendiamo, portate giù le penne” e poi, appena arrivati giù: “Prof posso andare su a prendere la penna?”. Anche quando arrivano lì con la faccia tutta fiera, la faccia di chi ha studiato, finalmente, di chi rimedierà mesi di votacci, e poi li interroghi e scoprono che hanno studiato le pagine sbagliate. Anche quando corrono giù per le scale riuscendo a produrre con la voce più decibel di tutto San Siro dopo il gol di Inzaghi all’Ajax. Anche quando pur di non far lezione attaccano a farti domande di ogni tipo, da “Ma secondo lei esistono gli alieni?” a “Lei crede nella reincarnazione?”. Anche quando li vedi per tutta l’ora prendere appunti furiosamente e poi ti avvicini e scopri che stavano facendo un disegno. Di te. Seduto sulla tazza del cesso. Anche quando per farlo devi evocare lo spirito di Madre Teresa Anche quando sembra impossibile poterlo fare.

Anche lì. Tu fallo. Sempre.