#Diario del Professore

La Legge di Murphy applicata al lavoro di professore

10 dicembre 2015

Ogni lavoro ha le sue pecche, si sa, e la prima regola è che ognuno pensi che le pecche del proprio lavoro siano le peggiori in assoluto. La seconda è che ognuno, dal Presidente del Consiglio al correttore di bozze della rivista Cavalli & Segugi, sia arciconvinto che il proprio lavoro sia indiscutibilmente il più difficile e complesso, che il proprio incarico sia il più delicato, che le proprie mansioni siano le più imprescindibili.

Naturalmente, correttore di bozze della rivista Cavalli & Segugi escluso, tutti gli altri si sbagliano di grosso.

C’è da dire però che il mio lavoro di insegnante di una scuola media in una città di periferia offre tanti, tanti, tanti momenti in cui nella mia mente possono prendere forma e sostanza imprecazioni fra le più variopinte e i nomi di svariate divinità delle più diverse religioni: questo a causa delle molteplici situazioni in cui, in sole cinque ore di lezione, ogni insegnante si può trovare nell’arco di una singola mattinata.

Già: se la famosa Legge di Murphy (quella che vive sull’assioma inconfutabile che “Se una cosa può andar male, lo farà”) è valida in molti campi della vita, in quello del lavoro di insegnante possiede tutto un corollario di commi e sottocommi, che rendono tale mestiere, se non il più difficile, certo uno di quelli col più alto rischio di uscirsene pazzi dopo pochi anni.

Qui di seguito, ecco La Legge di Murphy applicata al lavoro di insegnante.

#1 Se per caso dai un benevolo buffetto sulla spalla a un ragazzo che ha fatto cose come ruttare in classe o cercare di incendiare i capelli della compagna, il ragazzo ha il padre avvocato.

#2 Se su 324 lavagne riempite in una settimana dimentichi per sbaglio un accento, mezza virgola, o scrivi male un monosillabo, i genitori degli alunni di quella classe avranno fra le proprie fila almeno una plurilaureata in lettere antiche che ti scriverà su carta bollata un’invettiva di sei pagine fronte e retro sulla tua inadeguatezza al ruolo di insegnante.

#3 Se la tua classe sta facendo per la prima volta dell’anno un casino indicibile, e in quel momento bussano alla porta, a bussare è il preside per il giro-classi mensile.

#4 Se firmi di corsa una circolare senza averla letta attentamente, è quella circolare dove si dice che sei obbligato a fare un corso di aggiornamento pagato da te in Sud Tirolo ogni weekend per i prossimi sei mesi.

#5 Se a ricreazione vieni lasciato da solo in sorveglianza per trenta secondi, in quei trenta secondi accadono due risse, quattro infortuni gravi, tre furti e un meteorite si avvicina pericoloso al cortile della tua scuola.

#6 Se suona la sirena della prova di evacuazione-incendio e ti scappa per sbaglio un “Calmi, calmi, è solo una prova per imparare come si fa”, non era una esercitazione.

#7 Se dimentichi per la prima volta in vita tua la suoneria accesa, ti chiameranno, e sarà durante il collegio docenti più affollato dell’anno, e precisamente al punto all’ordine del giorno in cui si parla di “Norme per l’utilizzo dei cellulari in classe”.

#8 Se ne hai uno bravissimo educatissimo e gentile, i suoi genitori vorranno parlare con te ogni due giorni.

#9 Se in classe hai un ragazzo rompiscatole casinista svogliato maleducato, e non vedi l’ora di vedere i suoi genitori per farci due parole, quei genitori non verranno mai a ricevimento.

#10 Se una sera esci con gli amici, decidi di bere un paio di bicchieri in più e inizi a cantare a squarciagola canzoni sguaiate in mezzo al pub, in quel pub ci saranno almeno sei genitori dei tuoi alunni. (E il giorno dopo sei tuoi alunni avranno cambiato scuola).

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