#Diario del Professore

Il professore è il mestiere più bello del mondo

16 aprile 2015

«Negli ultimi due mesi, grazie a dei video che ho fatto e delle cose che ho scritto, mi sono ritrovato con un sacco di richieste di amicizia e di messaggi di stima da parte di molti insegnanti da ogni parte d'Italia. Bene, con quello che sto per scrivere è giunto il momento di beccarmi un po' di sani insulti e di lettere minatorie!

Nasce dal fatto che ho notato – specie in rete – che in assoluto la categoria lavorativa che si lamenta di più del proprio lavoro, beh, è la mia. Così mi son chiesto: abbiamo davvero così ragione di lamentarci? La risposta è questa qui.

insegnare enrico galiano

È vero.

È vero: ci son scuole che cascano a pezzi.

È vero: oggi con certi ragazzi è un casino anche solo far capire che dire “Buongiorno” non è un favore che ti fanno.

E altri che a mettere un cinque nel compito poi ti conviene parcheggiare lontano.

È vero: stipendi che fanno fare ahahahahaahahahahahahahahahahhaahahhahahaha a certi studenti, a certi loro genitori e a un sacco di altra gente.

È vero: è un lavoro difficile, che richiede dosi di pazienza e self control da Maestro Zen.

È vero: da certe parti la carta igienica se la comprano facendo colletta.

È vero: ci sono circa 12645154272 cose che si potrebbero migliorare, cambiare, togliere, mettere.

Ma se c'è qualcosa che ho capito, in dieci anni che sono qui, è questa: con quel poco che abbiamo, possiamo fare tanto. Ma proprio tanto.

Il rispetto e la considerazione non te li guadagni solo perché c'è scritto su un foglio di carta che sei un insegnante: come in tutti i lavori del mondo te li devi conquistare.

Come? Beh, come tutti: facendo il tuo lavoro bene, tutti i giorni.

1300 euro al mese per fare un lavoro che ti lascia due mesi liberi e, durante l'anno, la possibilità – più o meno – di gestirti il lavoro a casa come ti viene meglio non sono pochi, anzi.

Ho fatto tanti lavori, e posso dire con assoluta certezza che questo non è il più faticoso e stressante sulla faccia della terra.

(quando facevo il cameriere di sera e il prof di giorno, succedeva questo: in ristorante mi davano del tu, mi trattavano come una pezza da piedi e mi chiedevano da quale barcone fossi sbarcato – giuro, è successo – e di giorno a scuola mi davano del lei, mi chiedevano se avessi bisogno di qualcosa e a volte mi offrivano anche il caffè al bar. Per dire)

Per cui, un po' ci può stare – specie se ti è appena caduto un soffitto in testa o se un genitore ti ha appena mandato al pronto soccorso con prognosi riservata – ma se passi la maggior parte del tuo tempo a lamentarti di come vanno le cose, dello stipendio o di come ti senti poco rispettato, non è la scuola, la prima cosa che deve cambiare.

È come la guardi tu»

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