Donnarumma rinuncia alla Maturità: prima di giudicare è il caso di riflettere
Invece di prendervela con un portiere miliardario di diciotto anni che invece di fare la maturità sale su un aereo e va a ballare sulle spiagge di Ibiza, cominciate a farvi due domandine.
La prima: quanti ragazzi italiani della sua età, avendone avuta la possibilità, avrebbero fatto lo stesso?
Vi rispondo io: tanti.
La seconda: com'è che un ragazzo di diciotto anni può arrivare a pensare che la scuola non serve a niente e che è meglio andare a spassarsela?
Il problema non è Donnarumma: il problema è cosa pensano i ragazzi della scuola.
Ve lo faccio vedere con un grafico
Certo, indigniamoci pure per la sua scelta, sottolineiamo quanto sia un cattivo esempio, stigmatizziamo il mondo del calcio che abbaglia i sogni dei giovani trasformandoli in illusioni prive di sostanza. Ma poi? Siamo così sicuri di offrire ai nostri giovani una valida alternativa? Mettiamo loro davanti un'immagine della scuola che sappia andare oltre il grafico qui sopra?
E non parlo solo di noi prof con il nostro lavoro quotidiano: quanti sono i genitori che avallano l'idea che la scuola serva solo prendersi un pezzo di carta, se non peggio? Quanti sono i papà e le mamme che a tavola, a cena, parlano della scuola come un postaccio ormai utile solo - bene che vada - a darti qualche competenza per il mondo del lavoro?
È qui il problema: pochi ragazzi dell'età del portiere del Milan pensano che la scuola possa essere un buon strumento per conoscere sé stessi, per crescere meglio come persone, per educare le proprie emozioni e per diventare esseri umani migliori. Altrimenti col cavolo che sceglierebbero Ibiza. O meglio: la sceglierebbero in tanti, ma solo dopo aver finito gli esami.
Per cui ripartiamo da qui: il cammino è difficile e tortuoso, in certi casi disperato. Ma finché ci saranno ragazzi che per andare a Ibiza rinunceranno alla scuola, il nostro lavoro non sarà finito.
