#Diario di una Studentessa all'Estero

"Sono in ritardo!": un'esclamazione che qui non piace a nessuno

4 dicembre 2015
Sono in ritardo, che novità. Il problema principale è che qui la puntualità è un po' una cosa sacra, parte del "culto" della politeness, indispensabile per sopravvivere nell'ambiente universitario e lavorativo. Devo ammettere di essere migliorata parecchio, ma non posso modificare più di tanto il mio DNA. Ovviamente qui non corro il pericolo di perdere l'autobus ogni mattina, considerando che la cara tube non mi lascia mai a piedi; mi ritrovo spesso sepolta da una mandria di turisti che avanza per Oxford Street come se stesse partecipando a una processione, incurante di chi è terribilmente in ritardo come me. image

Ho già detto di non avere una routine? Devo ammettere che tutto ciò ha eliminato la noia dalle mie giornate,  ma ho come l'impressione che la mia vita non si fermi mai. Questo è uno di quei giorni in cui vorrei dimenticare di avere degli impegni, vorrei avere la libertà di rimanere immobile a letto guardando stupidi film su Netflix. Sfortunatamente, questi sono privilegi che mi concedevo quando ancora non vivevo in una piccola stanza immersa nel disordine, e non mi sentivo in colpa per essere un pochino in ritardo. È strano pensare come fino a poco tempo fa, tutto ciò che desideravo era uscire, divertirmi, andare a ballare, mentre adesso vorrei concedermi il lusso di una domenica da coma, in compagnia del mio piumone e della cioccolata calda.

La scelta di studiare e lavorare allo stesso tempo priva del piacere del dolce far niente, ma onestamente ne da' molti altri, a cominciare da quella piccola sensazione di indipendenza che mi fa sentire un po' meno persa in questa città.

Beh, che altro dire? Sono in ritardo! La Central line mi aspetta, alla prossima!

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