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Contributo scolastico volontario, i ricatti dei presidi

4 maggio 2015

IL RICATTO - Ah ma era volontario?! Alcuni hanno scoperto che non è obbligatorio ad aprile, altri hanno dovuto pagarlo perché altrimenti "non avrebbero ricevuto il libretto", altri sono stati emarginati perché non hanno potuto pagarlo. Si tratta del cosiddetto "contributo scolastico", mascherato così perché chiamarlo "contributo volontario" sarebbe stato troppo rischioso per le scuole, che hanno deciso di trovare tutte le strade pur di imporre ai loro allievi di versare quei fatidici 60, 80, 100 Euro (puoi approfondire leggendo la nostra guida Tasse e contributi scolastici).

La realtà è che i tagli ai fondi destinati alle scuole da parte del governo ha causato non poche difficoltà gestionali ai dirigenti scolastici i quali però non hanno esitato a riversare il problema sulle famiglie, come se la crisi non si facesse sentire pure per loro. Il disagio non è puramente economico, è anche psicologico e sociale.

Sicuramente, tra quelli che hanno deciso di non pagarlo, alcuni hanno semplicemente deciso di boicottare questa richiesta impositiva da parte delle scuole, ma il trattamento riservato a chi si è recato a chiedere spiegazioni è stato veramente crudo. E' stato un inverno denso di brutti episodi quello che è appena trascorso, in cui abbiamo ricevuto molte segnalazioni di studenti emarginati o umiliati per non aver pagato il contributo "volontario". Ecco a voi il racconto di chi ne ha pagato le conseguenze e che razza di ricatto si sono inventati alcuni presidi.

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