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I presidi delle scuole spingono per la chiusura dei gruppi Whatsapp tra genitori

24 ottobre 2016
I presidi di alcune scuole italiane vorrebbero chiudere le chat tra genitori. E noi su questo argomento abbiamo chiesto il parere di due esperti: uno per 'schieramento' d'opinione. Ecco cosa ci hanno detto su tale problema.

1. "Io dico di abolire le chat"

Marco Lodoli insegnante, editorialista e scrittore. Il suo ultimo romanzo si intitola L’eroe  e la maga (Bompiani). Il messaggio che lancia è chiaro: via la chat come strumento di comunicazione tra genitori di studenti liceali. Possono creare polemiche, altrimenti inutili.

"Sono convinto che la scuola sia uno spazio di civiltà e riflessione: qualcosa in netto contrasto con le chat dei genitori che spesso, invece, sono alimentate dalla foga di dire la propria, senza prima fermarsi a pensare. L’immediatezza di WhatsApp induce a reagire a caldo e si trasforma in luogo dell’indignazione pubblica contro insegnanti e compagni che sbagliano, o almeno si crede che sbaglino".

La scuola è troppo competitiva

"La foga con cui madri e padri chattano deriva dal fatto che oggi la scuola è diventata un luogo di competizione, più che di apprendimento. I genitori investono molto nei loro ragazzi e in cambio pretendono il massimo risultato. Il fallimento e la mediocrità non sono contemplati e, se ci sono, vanno attribuiti ad altri, mai ai propri figli".

2. "Le chat vanno mantenute"

Andrea Bilotto, psicologo scolastico e autore di Genitori social ai tempi di Facebook e WhatsApp (Red! Edizioni), si schiera con la condivisione delle chat tra genitori per comunicare più velocemente e in prima persona.

"Vietare le chat dei genitori sarebbe, oltre che anacronistico, controproducente. Comunicare attraverso la tecnologia può essere utile, specie per quanti non possono seguire in prima persona le attività scolastiche. Non parlo solo dello scambio di informazioni su compiti e riunioni, ma di un confronto che può portare a conoscere situazioni critiche in classe, per le quali magari il proprio figlio soffre, ma non dice nulla a casa".

Basta introdurre un moderatore

"Più che abolite, le chat andrebbero regolamentate, fissando norme come, per esempio, il divieto di  puntare il dito contro altri, che siano i figli altrui o gli insegnanti. Serve inoltre un moderatore, incaricato che tutti si attengano a questi principi: chi non lo fa viene ammonito".

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