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I voti non fanno la felicità - Diario del Rappresentante

25 febbraio 2015

abolire-voti-a-scuolaSpendiamo la maggior parte delle ore dietro ai banchi di scuola tra compiti in classe e interrogazioni, piuttosto che ad imparare. Un fatto che ammettono anche i professori e del quale, soprattutto, si lamentano. Una ricerca scientifica afferma che “happy students are successful students”, ciò significa che andare ogni giorno a scuola con il terrore di essere giudicati non rende i nostri risultati brillanti come dovrebbero essere.

Da un certo punto di vista classificare gli alunni con dei numeri ha sempre creato diversi disagi nell’istruzione, ma bisogna anche ammettere che talvolta si rivelano indispensabili, soprattutto quando si entra nell’ambito delle borse di studio e delle ammissioni all’università. Quale potrebbe essere la soluzione?

D’impulso si potrebbe optare per ridurre il numero delle valutazioni che il docente deve obbligatoriamente avere al termine del trimestre, quadrimestre o pentamestre. Ci sarebbe senza dubbio più tempo da dedicare alle spiegazioni, ma si avrebbero molte meno occasioni per recuperare un brutto voto o per aspirare ad uno migliore.

Dopo questo ragionamento si potrebbe proporre di modificare l’intero sistema di valutazione, stabilendo degli esami prima degli scrutini. Sfortunatamente in questa maniera i docenti non avrebbero modo di seguire il progresso degli alunni e ciò non porterebbe ai risultati sperati.

Dunque cosa si può fare per rendere degli studenti felici?

Bisogna far scomparire definitivamente negli alunni la sensazione di essere continuamente giudicati, o di aver “un numero stampato in fronte”. E’ necessario modificare l’approccio alle valutazioni. Frasi simili a “ora ti interrogo” suonano come minacce, quando in realtà la funzione della scuola dovrebbe essere di spronare lo studente a interagire con l’insegnante.

Non sarò certo parte del MIUR, ma sento la necessità di pormi questi interrogativi. Me ne viene in mente un altro:

Perché chi ci lavora si è concentrato a realizzare la “Buona Scuola”, dove non esiste alcun accenno al malessere degli studenti? Come si può riformare la scuola quando si tagliano fuori le problematiche dei suoi protagonisti?

Chi ha in mano la nostra felicità e il nostro successo?

Serena Buccoliero – R.I.S. del Liceo Scientifico Galileo Galilei, Spadafora (Messina)

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