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La scuola che cambia: quando anche i professori vengono bocciati

23 agosto 2016

Gli studenti, spesso, sono terribilmente pigri: non si impegnano, non fanno mai di più di quello che viene loro richiesto, si limitano al minimo sindacale e adorano lamentarsi. Dopo aver confessato ciò, se dobbiamo spezzare una lancia in loro favore, possiamo pur ammettere che anche i professori hanno le loro colpe, in alcuni casi. E se non credete nella meritocrazia e nel  riuscire a dare un giusto valore alle persone, forse una sorta di giustizia è finalmente arrivata. Tra i 71.448 docenti che sono stati esaminati durante il concorsone per l'assunzione, infatti, soltanto 32.036 hanno superato l'esame. Il 55,2%, quindi più della metà, è stato bocciato perché non ritenuto all'altezza.

Uno scenario davvero apocalittico se si pensa che ci saranno ben 23mila cattedre vuote. I numeri sono più devastanti al Nord, dove la maggior parte dei professori non ce l'ha fatta. Poco meglio al Sud dove, proprio per la mancanza di personale dall'altra parte del paese, i docenti saranno costretti a trasferirsi "con la forza", evento che avrebbero tanto voluto evitare e che viene visto quasi come una deportazione involontaria.

A questo si aggiunge la beffa di una valutazione degli scritti da parte delle commissioni coinvolte estremamente lenta: entro l'inizio della scuola si riuscirà, infatti, a terminare la correzione del 62% delle prove. Quali sono le conseguenze? Che alla fine le cattedre rimaste vacanti saranno occupate dagli iscritti alle graduatorie ad esaurimento o dai soliti supplenti annuali, che potrebbero essere le stesse identiche persone bocciate al concorsone.

Numerose le polemiche che si sono scagliate contro le prove, ritenute troppo difficili per i candidati, realizzate quasi con perfidia al solo scopo di bocciare. Ma il dubbio resta nell'aria: non sarà che i professori sono davvero impreparati e hanno forti lacune su quello che dovrebbero insegnare? Per carità: nessuno è onnisciente. Ma ripercorrendo la vostra storia scolastica, in tutta onestà, quante erano le persone veramente competenti? Quante, invece, andavano avanti per inerzia e insegnavano la loro materia unicamente "per portare lo stipendio a casa"?

Gli strafalcioni emersi durante le prove tendono in effetti a confermare questa seconda ipotesi: da vuoti enormi di cultura generale, in particolare nel campo della geografia, si passa alla scarsissima padronanza della lingua italiana stessa, con errori madornali come "risquotere" o "a detto". La riflessione che sorge spontanea allora è: se queste persone non sanno scrivere è perché il loro maestro non è stato in grado di insegnare loro la grammatica correttamente. E se queste persone non sanno scrivere, ma sono destinate in qualche modo a diventare i maestri che insegneranno a scrivere alle generazioni successive, si entrerà in un circolo vizioso che è ben lontano dalla possibilità di un reale cambiamento nella scuola. Tutto questo per dire che, forse, qualcosa sta cambiando. Solo che non si capisce bene se il vento condurrà la barca nella direzione giusta o se alla fine sarà costretta a rientrare nel porto dal quale è partita.

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