Siamo i figli dello smart working e dei social network: siamo la cosiddetta generazione Y, 11,2 milioni di ragazzi nati tra il 1981 e il 2000. Siamo i Millennials e abbiamo un potere di acquisto di 1,4 trilioni di dollari. Pazzesco, vero? L'avreste mai detto? Noi, probabilmente, no, dato che abbiamo spesso le tasche vuote.
Ma cosa facciamo con quei - pochi - soldi che abbiamo? Non abbiamo fondi sufficienti per fare investimenti a lungo termine, per questo in genere non abbiamo una casa. Viviamo in affitto e di tanto in tanto, oltre a cambiare casa, cambiamo anche professione. E i nostri genitori non capiscono il perché.
"Ma quando hai intenzione di sposarti? E i figli? E il posto fisso?". Queste domande dovrebbero spaventarci, invece no. Perché noi vogliamo cose diverse. Almeno per ora. Noi non compriamo la macchina - salvo pochi fortunati. Noi la affittiamo. Usiamo le cose quando ne abbiamo realmente bisogno.
I soprammobili ci disgustano. Sono inutili. Raccolgono solo povere, un po' come i tappeti. Ma noi non abbiamo niente da nascondere: quello che abbiamo lo spendiamo in esperienze da vivere sul momento, che ci fanno sentire vivi e ci liberano dal torpore quotidiano: i viaggi, quelli sempre. A volte, per i più temerari, gli sport estremi.
Siamo il prodotto più intelligente e virtuoso della cosiddetta sharing economy: niente più proprietà, ma condivisione. L'emancipazione dal modello dei nostri genitori porta molti di noi - le menti più brillanti - ad aprire in giovane età una start-up e, nei casi migliori, a farcela.
Casa e macchina non sono il nostro status symbol. I valori sono cambiati. Gli stipendi pure. Sono, in effetti, più bassi rispetto a quelli dei nostri coetanei degli anni Ottanta.
Siamo i Millennials, l'evoluzione diretta dei tempi moderni che ci spingono ad arrangiarci. E, a dirla tutta, non ci stiamo riuscendo poi così male. Difficoltà incluse, siamo intesi.
