Siamo sempre più convinti che la nostra scuola italiana debba avere un tocco “international”, qualcosa che riesca a farla spiccare nel panorama europeo e che riesca a formare dei cittadini di mondo. Ma, secondo i nostri stessi professori, le scuole italiane non lo sono. L’obiettivo primario delle scuole italiane di secondo grado dovrebbe essere quello di riuscire a formare ed istruire dei ragazzi che siano poi in grado di essere competitivi nel mondo del lavoro. E, oramai, il mondo del lavoro non riguarda più solo e soltanto la nostra regione di provenienza, ma bisogna essere competitivi in Europa e nel mondo. Ma, per esserlo, bisogna avere una competenza di base, la lingua. In una nuova indagine promossa da Intercultura tra docenti e presidi, i risultati sono stati abbastanza scandalosi. I docenti stessi hanno affermato che le scuole italiane non forniscono un grado di preparazione al mondo del lavoro internazionale e nelle lingue che superi la sufficienza. In pratica, secondo i docenti stessi, quelli cioè che dovrebbero insegnarci quello che serve, il metodo scolastico italiano non permetterebbe loro di realizzare qualcosa di simile.
La visione dell’internazionalizzazione delle scuole italiane sembra, però, avere un rimedio. Secondo i dati rilasciati sempre da Intercultura qualche anno fa, un anno all’estero sarebbe conveniente in quanto, facendolo, si aumenterebbe notevolmente il livello della lingua inglese, oltre ad apprendere un metodo di studio migliore per le altre materie. L’argomento dell’anno all’estero e dell’internazionalizzazione della scuola torna molto spesso a galla perché, sia secondo alunni che professori, le scuole italiane non sono in grado di fornirci gli strumenti necessari e, anzi, ostacolerebbero pure gli studenti che decidessero di partire. Quello che mi sento di consigliarvi è di non rinunciare ad un’esperienza come questa, perché può arricchirvi come studenti ma, soprattutto, come persone.
