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"Schiscetta" vietata per gli studenti emiliani, per loro solo il cibo della mensa

28 novembre 2016

Continua il dibattito sulla "schiscetta", il pasto portato da casa a scuola, che ha fatto tanto discutere delle famiglie di Torino che hanno persino portato il caso in tribunale. Le famiglie torinesi si erano viste così riconoscere il diritto di poter far portare ai figli il pranzo da casa. Tuttavia, in Emilia Romagna, le cose vanno diversamente e alle famiglie che hanno protestato per ottenere lo stesso diritto, non è stato concesso l'ottenimento. 

Come mai? Le ragioni sono pressoché le stesse per cui si era titubanti ad adottare la schiscetta anche in Piemonte: difficile da conservare, necessità di forni per scaldarla o frigoriferi per mantenere il cibo al fresco, dieta non perfettamente equilibrata, la gestione degli spazi tra chi si porta il cibo da casa e chi continua a mangiare quello della mensa e così via. 

Per questo motivo Stefano Versari, dell'Ufficio scolastico della regione, è intervenuto dicendo che non basta la volontà dei genitori di far portare la schiscetta ai figli e ricorda che comunque la concessione che è stato ottenuta dalle famiglie torinesi non è applicabile in tutti i casi. Versari consiglia quindi ai dirigenti delle scuole emiliane di valutare caso per caso se ci sia effettivamente bisogno di adottare l'opzione schiscetta e in tal caso di accordarsi con enti locali e Asl.

Intanto l'Urs (un ente di certificazione per i sistemi di gestione) sta cercando di stabilire quali siano le giuste norme da adottare in caso di pasto portato da casa e presto le posterà online. Questo magari potrebbe aiutare a cambiare le cose. Per ora, però, noi studenti ci limiteremo a mangiare quello che ci propone la mensa. 

Voi cosa ne pensate? Preferite mangiare i piatti della mensa o la schiscetta portata da casa? Scriveteci la vostra opinione nei commenti qui sotto! 

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