Dal 24 dicembre al famigerato 6 gennaio (giornata nazionale della depressione studentesca) hanno luogo le tanto amate feste natalizie, caratterizzate da pranzi e cenoni che potrebbero sfamare l’intera terra di mezzo, parenti che sfoggiano maglioncini improponibili, transumanze verso le montagne per settimane bianche e battaglie di palle di neve, occupazioni di bar e caffetterie per bere in massa litri di cioccolata calda (+ panna, + cacao, + cocco, + biscottino numero 1, + biscottino numero 2…), pomeriggi in pigiama a vedere tutti e 8 i film di Harry Potter… ma tutto questo NO, non per il maturando, il cui destino ha riservato ore e ore da passare sulle “sudate carte” per recuperare materie, iniziare a fare qualcosa per la famosa tesina di maturità, iniziare a fare qualcosa e basta (visto che il primo quadrimestre è snobbato tanto quanto l’insalata al McDonald's), preparare i famosi “schemi” (nessuno ha ancora capito come farli), insomma, tutto questo mentre gli altri si divertono e lievitano come pandori.
Certo, i maturandi diligenti vanno comunque a farsi la settimana bianca, ma nessuno riesce a mantenere una costanza del genere, così titanica, (almeno questo posso appurare dalle mie esperienze scolastiche), nemmeno in quinta superiore, in cui si dovrebbe dimostrare di essere “maturi”… maturi, già…
Infatti, quando arriva il Natale, nella testa del maturando iniziano certi pensieri… certi pensieri di procrastinazione… sì… della serie: perché fare oggi quello che puoi fare a GENNAIO?
Gennaio è la più grande delle utopie, degna di Tommaso Moro e di tutti quelli che credono ancora negli unicorni. Una meta, un sentimento, un ideale, un rifugio mentale, un’isola che non c’è.
”Belli, io vado a fare snowboard, allo studio ci penso a gennaio, tanto c’è tempo!”, “da gennaio sarò uno studente modello”, “da gennaio inizieranno i miei buoni propositi: una versione di latino al giorno e addio ai carboidrati”… qualcuno ha detto gennaio? Sì, lo dicono tutti!
Ma quando la notte di capodanno inizia il fomentato countdown, 10, 9, 8, 7... il maturando comincia a sentire qualcosa di strano… 3, 2, 1... tutti ridono, scherzano, impugnano stelline brillanti e spumanti, mentre il maturando ha in mente solo: “ANSIA. ANGOSCIA. VOGLIO TORNARE AL 24 DICEMBRE.”
Francesca Michielin