18 giugno. Atroce risveglio. Che dire? Ci si ritrova tutti davanti scuola con delle facce da martiri, le tasche strapiene di bigliettini e gli occhi inondati di disperazione. Sì, la seconda prova. Di matematica precisamente.
Una volta entrati, i discorsi di incoraggiamento del professore esterno non portano ai risultati sperati sfortunatamente; preghiamo per l’ultima volta ed ecco arrivare la prova.
Siamo alle solite, problema indecifrabile, quesiti inquietanti e il terrore si disperde tra i banchi. Ma ecco, improvvisamente un incantesimo spezza la maledizione della seconda prova. A qualcuno lì in fondo riesce l’ultimo quesito, dopodiché ne salta fuori un altro e un altro ancora.
Finalmente riusciamo a rilassarci e a dare un’occhiata sorridendo a ciò che ci aspetta. Niente da fare, ancora disperazione. Panico. I membri della Commissione sono furiosi, il prof sembra dispiaciuto ma non accenna a cimentarsi nel compito.
Proprio nel momento in cui si è prossimi ad impazzire, aiuti divini piovono dal cielo. Sembra Pasqua, sembra Natale, nevicano bigliettini e piovono rimproveri, ma alle 3 finalmente i maturandi ce l’hanno fatta.
L’ultimo scritto rimane da superare ormai, ma l’ostacolo più grande è solo un ricordo. Bisogna anche dire che consegnare l’ULTIMO COMPITO DI MATEMATICA DELLA NOSTRA VITA non ha davvero prezzo.
Serena Buccoliero Rappresentante di Istituto ScuolaZoo