Come ci hanno ribadito più volte, uno dei punti cardine della Buona Scuola e che interessa particolarmente noi ragazzi, è l’alternanza scuola lavoro. Ma serve davvero? In Italia sì, e anche molto. A dirlo gli ultimi dati rilevati da Survey of Adult Skills. Il tutto ha inizio nel lontano 2012 quando Glenda Quintini, autrice del rapporto, che manda ad alcuni Stati un sondaggio da compilare. Ad accettare sono in 23, tra cui anche l’Italia. I risultati ci dicono che circa il 40% dei giovani lavora mentre studia, ma i dati dei singoli stati sono molto differenti. Ogni Paese ha infatti le proprie statistiche e percentuali. Mentre nei Paesi Bassi si attestano intorno al 60%, in Italia siamo sul 15%. È stato evidenziato che il lavoro prediletto è quello part-time, mentre quelli a tempo pieno sono sempre di meno. Per quanto riguarda le possibilità offerte dalla scuola, esse non sono il metodo principale per lavorare dei ragazzi.
Mentre ormai in alcuni corsi particolari le ore di stage lavorativo sono quasi la metà, la maggior parte degli intervistati ha dichiarato di svolgere un lavoro estraneo al proprio curriculum. Insomma, sembrerebbe proprio che studiare senza lavorare sia un lusso che davvero pochi si possono permettere. Soprattutto nei Paesi stranieri, dove però viene anche evidenziato che i ragazzi che lavorano mentre studiano sono meno portati a restare disoccupati finiti gli studi. Una realtà non molto lontana da molti di noi che, per potersi permettere le rette universitarie, sono costretti a ripiegare su un lavoro. Molti di noi lavorano nel weekend, nei bar o come camerieri in ristoranti, le ragazze spesso danno ripetizioni o fanno le baby-sitter. Insomma, ci si dà da fare, spesso anche con impieghi umili che però permettono a noi studenti di concederci qualche extra in più. Comunque per l'Italia, una cosa è certa: sono molte le novità su questo tema, l' alternanza scuola lavoro, introdotte dalla Buona Scuola.