Dai, diciamocelo: la sospensione, per uno studente colpevole di
bullismo, quasi sempre non serve proprio a niente.
Anzi: nove studenti su dieci sono felici di starsene un paio di giorni a casa.
Per loro è un premio, alla fine.
Voi ve li immaginate lì tristi a casa a rimuginare sui propri misfatti?
No: saranno lì che manderanno selfie sul gruppo whatsapp della classe ai loro compagni, selfie di loro che giocano alla play mentre il resto della classe sta facendo la verifica sui polinomi.
Ci vuole una alternativa seria alle sospensioni. Qualcosa che sia davvero rieducativo.
In realtà è la nostra stessa
Costituzione che lo dice, esattamente all'Articolo 27: “Le pene [...] devono tendere alla
rieducazione del condannato”.
La mia proposta, modesta e moderata, è questa.
Io credo che uno studente colpevole di bullismo debba passare una settimana a pulire il culo ai vecchi in una casa di risposo.
Io credo che se una ragazza ha picchiato una compagna debba trascorrere
almeno tre giorni in un centro per disabili ad asciugare i rivoli di bava dalla bocca di una persona costretta sulla sedia a rotelle.
Credo che un ragazzo che abbia insultato un insegnante debba farsi
almeno un giorno ad una mensa della Caritas a servire in tavola.
Non l'ho dico tanto per dire. Io l'ho provato. Ho passato un anno in una casa di risposo a fare assistenza agli anziani e posso dirlo, sì, che c'è un prima e un dopo. Vedere certe cose, guardare il dolore in faccia, ti cambia. E mai in peggio.
La scuola italiana è tanto, tanto indietro in questo.
C'è qualche Istituto che ha provato questa strada, in via sperimentale, come il
Cigna Baruffi Garelli di Mondovì in provincia di Cuneo: ma sono casi isolati. Almeno: che io sappia.
Il problema qual è? Che
da noi, oggi, fare una cosa del genere è quasi impossibile: perché per i minori occorre che la scuola stessa ne abbia piena responsabilità durante l'orario curricolare, e accompagnare uno studente fuori in un centro per anziani (per esempio) è un costo pazzesco in termini di turni di supplenza, insegnanti in più da reclutare, spostamenti, sorveglianze.
Credo che le famiglie debbano compiere questo grande atto di fiducia verso di noi e concederci una sorta di deroga, nei casi di sospensione: in pratica, noi vi troviamo un posto dove mandare vostro figlio per una settimana, creiamo i contatti, ci occupiamo delle attività da fargli svolgere una volta lì. Ma voi vi preoccupate di stare con lui, o di trovare qualcuno che lo sorvegli.
Bisogna fare cinquanta e cinquanta, insomma. Perché se vostro figlio si è comportato male, la colpa è un po' sua, certo, ma anche un po' nostra e un po' vostra.
Che dite?