#Diario del Professore

Caro Crepet, non è bocciando che si cura la scuola

1 marzo 2018
Caro Professor Crepet, Glielo devo dire sinceramente: una volta ero uno suo grande estimatore. Eh già: imperfetto indicativo. Ero. In sostanza il problema è questo: penso dovrebbe smetterla di parlare di cose che non conosce. Ecco, l'ho detto. È da un po' che la sento andare in giro a dire e scrivere che la nostra scuola è marcia, che sbaglia, che non va bene: e questo perché? Perché non boccia più. Punto primo: senza offesa, ma sarebbe forse utile informarsi un pochino, prima di saltare a certe conclusioni. È solo un'idea eh? L'Ocse dice – testuale – che la bocciatura è un mezzo discutibile, e che in Italia vi si ricorre troppo. E sa perché lo dice? Perché in Italia si boccia ancora tanto. Attualmente siamo circa 5 punti percentuali al di sopra della media europea. Quindi quando dice che in Italia non si boccia più, o sta parlando dello sport praticato dagli anziani nei bocciodromi, o temo non sappia bene cosa stia dicendo. Sempre senza offesa eh! Senza contare che, per gli studenti di provenienza sociale disagiata, la percentuale di bocciature sale fino al 26%. Più di uno su quattro. Dev'essere bello sapere che se vieni da una famiglia disagiata hai una possibilità su quattro di essere bocciato, eh? Poi. Se lei, Professor Crepet, masticasse qualche statistica e qualche parere autorevole pubblicato dopo il 1861, saprebbe di certo che la tendenza degli esperti è sempre più di sostenere fino ai sedici anni una scuola che non bocci più. Incredibilmente, le scuole che promuovono automaticamente fino ai sedici anni sono più efficienti e diminuiscono il rischio di dispersione scolastica. Sa com'è: se a scuola proprio non ci vai è un po' difficile che tu possa farti una formazione decente. Ci sono casi in cui la bocciatura ha una sua utilità. Ma fino alla terza media, creda a uno che a scuola ci vive, sono casi rarissimi. Così, tanto per buttarla lì, uno dei veri motivi per cui la nostra scuola non se la passa tanto bene potrebbe essere questo: il fatto che sulla scuola si investono solo le briciole. So che a lei non piacciono tanto, preferendo i luoghi comuni che agitano le masse, ma i numeri sono questi: tra il 2005 e il 2013, segnala l’Ocse, la spesa pubblica per studentein Italia è calata di circa l’11 per cento, mentre nella media degli altri Paesi è cresciuta del 19 per cento. Tradotto: laboratori e strutture più moderne ed efficienti, stipendi, stimoli e formazione migliori per i docenti. Non è bocciando che miglioriamo la nostra scuola, che cresciamo ragazzi più sani e più forti. È credendo di più nella scuola.
PAGA CON

Ciao, benvenuto su ScuolaZoo! Come possiamo aiutarti?

ScuolaZoo