Ce l'hanno tutti uno, in classe. A volte anche più di uno. Lui, quello che non si alza neanche per buttare la cartina. Quello che, se la consegna prevede un testo di minimo cento parole, ne fa novanta e poi ti dice candido candido “Ma come nome cognome e data non si contano?”
Lui.
Quello che se gli dai una poesia a scelta da studiare va a pescare “M'illumino d'immenso”.
Lui.
Ora, tendenzialmente noi insegnanti siamo portati a stigmatizzare la pigrizia nei nostri allievi, a colpevolizzarli per questi eccessi di fancazzismo, a far sentire loro che è sbagliato non aver voglia di fare una mazza. Ebbene, errore! In realtà il pigro è un elemento essenziale e fondamentale della nostra società, anzi, spesso quello determinante!
In fondo, non dobbiamo dimenticarci mai che senza i pigri non avremmo avuto le principali invenzioni tecnologiche di tutta l'umanità: non avremmo il telecomando, l'acqua corrente, WhatsApp e nemmeno la ruota se non ci fosse stato qualcuno che si fosse chiesto “Ma perché io devo fare tutta 'sta fatica?!”
La pigrizia aguzza l'ingegno, c'è poco da fare.
Lui, il pigro, quel ragazzino svogliato e con gli occhi socchiusi che ti guarda come se stesse perennemente per crollare dal sonno, è in realtà una risorsa importantissima! Il suo pensiero costante è “Ok, lavorare devo lavorare. Ma come posso fare meno fatica?”: e grazie a questo pensiero riesce sempre a inventare soluzioni ingegnose per tutti!
Per cui ascoltiamo di più i pigri, coinvolgiamoli nella pianificazione del lavoro, diamo loro voce! Vedrete che belle idee che tireranno fuori.
Sempre se riuscite a svegliarli.