#Diario del Professore

Elogio del timido

8 luglio 2016
C'è sempre, in ogni classe. Quello che all'appello non dice “presente”, non alza neanche la mano, al massimo solleva appena il dito indice e tiene la testa bassa, tanto che il primo giorno di scuola devi andare per esclusione per capire chi è. Quello che chiedergli di uscire alla lavagna è peggio che chiedergli di ricostruire la Piramide di Cheope con le sue mani. Lui. Il Timido. Ora, viviamo in una società che demonizza i timidi. Oggi i timidi sono i reietti, i paria, sono quelle persone che non sanno imporsi, alzare la voce, farsi spazio sgomitando tra la folla. Sembra quasi che le persone silenziose e appartate, quelle il cui viso assume tutte le tonalità del rosso anche solo a sfiorarle con lo sguardo, soffrano di una qualche forma di handicap. Oggi, si dice, per avere successo, devi far parlare di te, devi essere rumore, luce dei riflettori, voce grossa e faccia tosta. Non che queste caratteristiche non abbiano aiutato moltissime persone a raggiungere i propri traguardi, ma si parla ancora troppo poco dei molti (e rarissimi nel resto della società) lati positivi del ragazzo timido. Per esempio, poiché non parlano quasi mai, quando parlano deve essere per forza per dire qualcosa su cui hanno riflettuto molto. Insomma: è più probabile che le cose intelligenti escano dalle loro bocche che da quelle del figo della situazione. Poi i timidi sono sempre dei
grandi osservatori: osservano bene, osservano tutto, scannerizzano la realtà circostante. Insomma: sono in grado di esprimere giudizi molto più sensati su cose e persone. Senza contare che i timidi non hanno quella smania (a volte neanche la pazienza) di discutere per avere ragione, non stanno lì a mostrare i muscoli quando si discute, e questo fa sì che possano disporre delle sole armi retoriche e razionali, insomma: magari escono sempre con le ossa rotte dalle discussioni, ma se vai a vedere quasi sempre avevano ragione loro. Infine c'è da dire che, da un buon vent'anni a questa parte, sono i timidi che comandano. Eh sì, da quando le chiavi del successo stanno nascoste dietro il lavoro in solitaria, davanti a uno schermo del pc, da quando i soldoni li fanno quelli che inventano app, programmano software, ideano siti web, sono i timidi che tengono banco. Bill Gates e Mark Zuckerberg sono solo due dei gran timidoni che con un paio di belle idee e tante ore a uccidere diottrie sui pc hanno cambiato il mondo. Insomma, dopo anni e anni in cui banco lo hanno tenuto gli Sgarbi, ora sono gli Alberto Angela che vincono: tutto voce bassa, pacatezza e genuinità. Il mondo di ieri è stato dei prepotenti, quello di domani sarà dei timidi.
PAGA CON

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