#Diario del Professore

Le 12 parole intraducibili più strane del mondo

6 aprile 2017

Le parole sono come le persone: per quanto due si possono assomigliare, perfino se sono gemelle (sinonimi), nessuna sarà mai perfettamente uguale ad un'altra.

A volte però le lingue producono parole stranissime, proprio intraducibili nelle altre: parole che da sole racchiudono intere frasi, significati, e per le quali hai bisogno di tre righe per dare un'idea di cosa significhino.

Ci ho scritto un romanzo, su questa cosa qui, Eppure cadiamo felici: lì la protagonista, Gioia, è una ragazza di 17 anni che, siccome non riesce mai molto bene a descrivere quello che prova e quello che vede, fa una stana collezione: colleziona parole intraducibili. Beccatevi qui le 12 più strane!

  • #1 Avete presente quel particolare effetto di luce che si ha quando il sole filtra attraverso le foglie degli alberi? Ecco, sappiate che c'è una parola giapponese per dirlo tutto in una parola, ed è komorebi.
  • #2 Quante volte ci capita di aver voglia di ammazzare la persona che è in un fortissimo ritardo? Ecco, c'è una parola inuit per descrivere quel senso di frustrazione che si prova quando si aspetta qualcuno in ritardo: iktsuarpok.
  • #3 Che bello quel gioco di sguardi di due persone che si piacciono e vorrebbero fare il primo passo, ma hanno paura e nessuno fa nulla. Ecco, in lingua yamana, quel gioco di sguardi si dice mamihlapinatapai.
  • #4 Presente poi la difficoltà nel rinunciare a un’illusione per guardare in faccia la realtà? Sì, so che ce l'avete ben presente. Ecco, in coreano si dice semplicemente won.
  • #5 Non so voi, ma io sono uno che fa costantemente sogni a occhi aperti. In yiddish, uno come me si dice luftmensch.
  • #6 Quante volte non ci capita di peggiorare una situazione cercando di migliorarla? Cento, duecento al giorno? Se va bene. Ecco, il verbo per dire in una sola parola questa cosa è, in tedesco, verschlimmbessern.
  • #7 A proposito di verbi, fighissimo poi che, in islandese, esista un verbo che vuol dire saltare nelle pozzanghere”. È hoppípolla.
  • #8 Quest'altra cosa poi capita a tutti ed è orribile: è quando ti arriva in mente la risposta giusta che avresti dovuto dare durante una discussione ma che ti viene quando è ormai troppo tardi. Pensate, in yiddish c'è una parola che vuol dire proprio quella risposta: trepverter.
  • #9 Una battuta che non fa ridere ma che fa talmente non-ridere da far ridere? Lo puoi dire in indonesiano: è una jayus.
  • #10 Bello poi il desenrascanço: è quando in modo rocambolesco e con pochi mezzi a disposizione si riesce a risolvere una situazione difficile.
  • #11 Un'altra che adoro è a-un, in giapponese quel tipo di comunicazione non verbale che c’è tra buoni amici, che si capiscono senza parlare.
  • #12 Infine, una in cui siamo tutti bravissimi, è la schnapsidee, in tedesco quel piano astruso e ridicolo che ti viene in mente quando sei ubriaco e che ti porta a combinare disastri irreparabili.
Ecco, tutte queste parole, più molte altre, le trovate dentro il taccuino di Gioia, nel romanzo che ho scritto, Eppure cadiamo felici, edito da Garzanti, che esce in tutte le librerie il 18 aprile. https://www.ibs.it/eppure-cadiamo-felici-libro-enrico-galiano/e/9788811672319
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