Spesso ci è capitato di pensare che nel nostro paese la scuola venisse posta in secondo piano e che pochi confidassero ancora nel suo potere. Tuttavia, c’è ancora chi nella scuola confida molto e crede che per sconfiggere un fenomeno come la mafia serva un esercito di maestri elementari , come scrive lo scrittore Gesualdo Bufalino.Non è infatti raro che la dispersione scolastica coincida con la criminalità.
Catania, dopo la capitale Roma, è la seconda città in Italia in cui la criminalità legata ai minori risulta più diffusa, tantoché esistono quattro tribunali minorili, tre in più rispetto a Roma dove ce n’è solo uno. A Catania perciò ultimamente si è deciso di intervenire in materia e il Comune in collaborazione con il Provveditorato, i Centri per l’Impiego e il Tribunale hanno voluto stilare un protocollo contro l’abbandono della carriera scolastica in modo particolare di quei giovani che non desiderano continuare il percorso di studi dopo la scuola media e che tra i 14 e i 18 anni si ritrovano ad essere tra i tanti a dover entrare nei centri di prima accoglienza.
Un équipe di esperti guidata dalla dottoressa Rosita D’Orsi è stata quindi istituita per poter fermare la dispersione scolastica e risolvere questo problema che in alcune città sta prendendo piede in modo preoccupante, come a Librino, città in cui proprio per la scarse possibilità di scelta che vengono presentate ai giovani ( quasi non esistono corsi di formazione professionale) , molti di questi decidono di abbandonare la scuola e quindi diventare piccoli criminali, mettendo in crisi l’ordine pubblico.
Luca, ventenne di origine catanese che ora vive a Genova ci parla della situazione così “Io ho dovuto lasciare la mia città, seppur di malincuore, perché mi sono reso conto presto che lì avrei avuto poche possibilità. Molti dei miei compagni delle medie però hanno rinunciato a studiare. Alcuni sono andati a cercare lavoro all’estero, altri invece continuano ad essere disoccupati, e soprattutto tra questi ultimi, ne vedo moltissimi che sui social network non fanno altro che mostrare la loro rabbia e la loro sfiducia nei confronti dell’Italia, risultando il più delle volte violenti”.
Voi pensate che la scuola possa educare i giovani ad essere maggiormente responsabili delle proprie azioni? In che modo? Scriveteci le vostre opinioni all’indirizzo infostudenti@scuolazoo.it o nei commenti qui sotto.
Enrica Denasio di Infostudenti - ScuolaZoo